Intervista a una porno-attivista: la voce di Slavina

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Buongiorno Slavina! Grazie per aver accettato di prendere parte a questa intervista. Ti va di raccontarci qualcosa di te?

All’alba del XXI secolo ho vissuto la rivoluzione della postpornografia. Ho navigato tra feste trasgressive, set equivoci, laboratori in cui veniva superato gioiosamente il comune senso del pudore. Ho studiato la pornografia, la sua storia ed epistemologia, ho organizzato proiezioni di porno collettive e fatto parlare un sacco di persone di cose che si erano sempre vergognate di dire. Ho facilitato esperienze in cui hanno anche fatto cose che non avrebbero mai pensato di fare. Ho scritto un libro che si chiama Racconti erotici per ragazze sole o male accompagnate, ho fatto cabaret nei peggiori bar di Caracas ma anche alla Sorbona e continuo a fare laboratori con un progetto che si chiama Psicoerotica Femminista.

Siamo qui per parlare di pornografia, un fenomeno complesso che suscita opinioni contrastanti. Da un lato, viene vista come un mezzo di espressione sessuale e di liberazione, mentre dall’altro è spesso associata a pratiche dannose, come la diffusione non consensuale di immagini intime e la perpetuazione di stereotipi negativi. In questo contesto, come attivistə, come definiresti il ruolo della pornografia nella società contemporanea? Pensi che possa essere utilizzata come strumento di empowerment per le persone, o credi che i suoi effetti negativi superino i benefici? Qual è la tua visione su come la pornografia possa essere sia una forma di espressione positiva che un potenziale veicolo di danno?

La pornografia a partire dall’età moderna è stata il dispositivo di controllo sui corpi più potente e pervasivo, definendo i concetti di maschile e femminile e imponendo la distinzione tra legittimo e perverso nel modo di fare sesso. Ma il design della sessualità umana è connesso alla pornografia fin dai tempi dei Romani. A Pompei, le stanze del più famoso lupanare (casa di piacere) erano decorate con immagini di amplessi sia tradizionali che più fantasiosi, per così dire.

Mi fa sempre ridere l’espressione “contro natura” che usano i conservatori per definire il sesso non strettamente procreativo… perché la sessualità è sempre stata un fatto culturale – probabilmente da quando i nostri antenati hanno cominciato ad accoppiarsi guardandosi in faccia e smettendo di imitare i quadrupedi.

Nella società del XXI secolo ci sono stati secondo me due fenomeni fondamentali per comprendere l’evoluzione della pornografia contemporanea: da una parte l’esplosione del porno online (improvvisamente abbiamo potuto vedere tutto e abbiamo visto di tutto) e dall’altra l’emergenza di un discorso analitico e politico sulla pornografia, grazie al quale abbiamo voluto capire cosa stavamo vedendo e quali erano i meccanismi su cui si reggeva il potere legato al dominio sull’eccitazione. Detto ciò è adesso necessario fare una distinzione di massima tra porno mainstream/commerciale – quello che può riprodurre stereotipi e relazioni di potere patriarcali, binarie, maschiliste VS tutta una variegata galassia di pornografia alternativa, queer, femminista… che è cosciente del suo potere e anche del suo ruolo pedagogico e che tende ad allargare gli orizzonti dell’immaginario legato alla sessualità e al piacere.

Questo è un po’ il contesto rispetto al quale posso dire che certo, conoscere il sesso e il suo funzionamento e la varietà dei corpi attraverso la pornografia è ovviamente impoterante. E dopo secoli di fallocrazia in cui lo sguardo, il ritmo, l’articolazione e la durata dell’amplesso nel porno erano legati alle necessità del soggetto unico maschio, l’impoteramento di oggi passa per la possibilità di immaginare e godere di una sessualità più egualitaria, di una ricerca del piacere condiviso e dall’emancipazione dalla paura di non essere “normali”. Purtroppo peró la pornografia di piú facile accesso attualmente è quella delle grandi piattaforme online, la cui offerta è piú vicina all’ideologia mainstream/commerciale che alle fantasie queer, antipatriarcali e transfemministe.

Come hai accennato, con l’avvento di internet e delle piattaforme digitali, la pornografia è diventata più accessibile che mai, specialmente per le nuove generazioni. Questo accesso immediato ha portato a un cambiamento significativo nel modo in cui l3 giovan3 percepiscono la sessualità e le relazioni. Quali opportunità vedi in questa accessibilità? Tuttavia, quali rischi e problematiche emergono da questa situazione? Come pensi che le nuove tecnologie abbiano influenzato le aspettative e le esperienze sessuali dell3 giovan3? E quali misure potrebbero essere adottate per garantire un uso responsabile e consapevole della pornografia?

La questione centrale nell’uso consapevole del porno è riconoscere la sua natura di fiction (che spesso non è chiara nemmeno per gli adulti…) e nel fatto che in menti giovani e poco esperte del mondo questo concetto andrebbe ribadito e chiarito con ogni mezzo necessario. Ma perché tale chiarimento sia possibile bisogna costruire una comunicazione onesta sull’argomento, in famiglia, a scuola… che il piacere e il sesso non rimangano più nel limbo dell’indicibile ma che trovino le parole per dirsi e uno spazio di esistenza legittima.

Credo che la pornografia per le persone giovani sia soltanto uno degli argomenti che rendono la questione della sessualità problematica. Le tecnologie del sé (che nella nostra società sono imperniate sull’immagine) certe volte hanno uno sviluppo così complicato e oppressivo per le persone giovani che la pornografia è solo l’ultimo tassello di una educazione relazionale deficiente, fallimentare o del tutto assente.

L’educazione sessuale tradizionale spesso non affronta in modo adeguato il tema della pornografia, lasciando l3 giovan3 a formarsi le proprie opinioni attraverso contenuti online. Questo può portare a una comprensione distorta della sessualità e delle relazioni. Qual è la tua opinione sull’importanza di integrare la pornografia nell’educazione sessuale? Come pensi che si possa educare l3 giovan3 a discernere tra contenuti pornografici e relazioni sane? Quali approcci potrebbero essere efficaci per promuovere una visione critica e informata della pornografia?

La pornografia può certamente essere uno strumento utile a parlare di sessualità e sapere di poter avere uno scambio intellettuale onesto su un argomento come il sesso potrebbe fare veramente la differenza… ma dobbiamo comunque ricordare che la pornografia in Italia è vietata ai minori, parliamo quindi di persone già maggiorenni? L’educazione sessuale va iniziata molto prima della maggiore età, anche prima dell’adolescenza.

In Italia purtroppo di educazione sessuale, in ambito scolastico, se ne fa poca (e a volte anche male). E le maggiori resistenze vengono dalle istituzioni e dai genitori di quelle persone piccole che poi magari vengono abbandonate davanti a qualche tipo di schermo, nella vulnerabilità della loro ignoranza, con l’illusione che un dispositivo di controllo parentale fermi la loro legittima curiosità rispetto al corpo e i suoi misteri.

Il concetto di consenso è fondamentale in ogni interazione sessuale, ma la pornografia spesso presenta situazioni in cui esso non è chiaro o viene ignorato. Questo può influenzare le percezioni e le aspettative dell3 giovan3 riguardo alle relazioni. Come attivista, come affronti il tema? Pensi che ci sia una responsabilità da parte dei produttori di contenuti pornografici nel rappresentare il consenso in modo chiaro e positivo? Quali cambiamenti potrebbero essere implementati per garantire che la pornografia promuova una cultura del consenso?

Io credo che la responsabilità nel creare una cultura del consenso è di tutta la società e l’educazione al consenso comincia da molto prima di avere accesso alla pornografia. Il consenso come rispetto del limite si può e si deve imparare a prescindere, ed è elemento fondante di tutte le relazioni sane. La pornografia è una articolazione importante del discorso sulla sessualità, ma il concetto di consenso eccede abbastanza la rappresentazione del sesso e dell’amplesso.

Il porno può avere anche un ruolo pedagogico in questo senso, e credo che molte case di produzione sia mainstream che alternative adesso si pongano il problema di non “maleducare” alla sopraffazione e di offrire anche situazioni non basate sulla violenza. Quello di cui dobbiamo essere consapevoli però è che la funzione masturbatoria della pornografia ha anche un versante per così dire catartico, che ha a che fare con le fantasie erotiche – alle quali non ha molto senso imporre le regole del politicamente corretto. Diciamo che torna, dirimente, la questione del rimarcare la consapevolezza che stiamo guardando un prodotto di fiction, che può soddisfare le nostre necessità fisiche proprio perché esagerato, parossistico, assurdo – e che il sesso vissuto nella realtà può serenamente essere tutta un’altra cosa.

La rappresentazione della violenza nella pornografia è un argomento controverso, con preoccupazioni riguardo al modo in cui può influenzare le percezioni e i comportamenti. Qual è la tua opinione sulla rappresentazione della violenza nella pornografia? Pensi che ci sia una responsabilità da parte dei produttori di contenuti nel trattare questo tema con attenzione? Come possono i consumatori di pornografia essere educati a riconoscere e criticare le rappresentazioni violente? E soprattutto come si può limitare la crescente assuefazione alla violenza facilitata dalla pornografia?

Dopo 15 mesi di bombardamento di ospedali e di campi profughi non ci chiediamo quali siano le conseguenze di questa esposizione alla violenza, se la visione della morte senza nessun filtro non abbia conseguenze nella nostra psiche… L’assuefazione alla violenza ha radici molto profonde, Rita Segato parla di una vera e propria pedagogia della violenza nell’imposizione della sottomissione femminile come realtà incontestabile e inscalfibile.

Io credo che se le persone cercano anche nel porno la rappresentazione della violenza sarà anche un problema di offerta (nel porno mainstream esistono e hanno successo film e scene dove la brutalità è la regola) ma è soprattutto perché viviamo in un mondo violento dove l’aggressività e la ferocia sono considerate legittime e necessarie. È vero che vogliamo cambiare il porno per cambiare il mondo, ma non credo che evocare la censura per questo tipo di produzioni sia uno sforzo utile.

D’altra parte, la rappresentazione della violenza ha sempre avuto una funzione catartica, fin dai tempi delle tragedie. E come ho spiegato prima, una volta che siamo consapevoli che il porno è finzione possiamo anche liberarci di certe ossessioni politicamente scorrette attraverso la visione di certe scene che non vorremmo realmente vivere. Il problema non è la fiction, è la realtà che viviamo.

Con i cambiamenti sociali e tecnologici in corso, il futuro della pornografia è incerto. Alcuni sostengono che ci sia un bisogno di riforma e innovazione, mentre altri temono che la pornografia non presenti poi tante opportunità di evoluzione. Qual è la tua visione per il futuro della pornografia? Pensi che ci siano opportunità per un’evoluzione positiva, o credi che ci siano ostacoli significativi da superare? Come possono l3 attivist3 e l3 consumator3 contribuire a plasmare un futuro migliore per la pornografia?

La pornografia ha sempre accompagnato l’evoluzione tecnologica audiovisuale, dagli albori del cinema all’home video, a internet, è sempre stata il primo prodotto che ha trovato un mercato, quindi per lei non mi preoccuperei. Quello che possiamo fare è consumare pornografia più consapevolmente, visto che le persone e gruppi che producono il porno più rivoluzionario ovviamente non lo cedono alle piattaforme gratuite e hanno bisogno del sostegno di chi lo guarda (e se lo gode) per continuare a produrne. Abbiamo bisogno di nutrire il nostro immaginario erotico di storie e visioni, aiutiamo a chi ci rifornisce di questo materiale prezioso a non morire di fame nell’intento.

Infine, la pornografia ha il potenziale di essere utilizzata come strumento di cambiamento sociale, affrontando questioni come la sessualità, il consenso e le identità. Il movimento post-porno parla, fra le altre cose, anche di questo. Qual è la tua opinione su questo potenziale? Quali passi concreti potrebbero essere intrapresi per sfruttare la pornografia come strumento di cambiamento sociale e culturale?

Il postporno come movimento qui in Europa mi sembra che abbia fatto il suo tempo, il suo potenziale ha già determinato una serie di cambiamenti nell’estetica, nell’immaginario, nella consapevolezza che anche la pornografia è un fatto politico – ma credo che come movimento qui non esista più. In Sudamerica sì, ci sono ancora esperienze che combattono il maschilismo con un po’ di sano pornoterrorismo mentre in Italia in alcune manifestazioni femministe l’uso prepotente del corpo nudo è stato del tutto sdoganato.

Potremmo dire il postporno è morto, viva il postporno – ma speriamo che il suo spirito risorga in ogni spazio sex positive (ce ne sono, trovateli!), in ogni visione collettiva di materiale sessualmente esplicito in festival o rassegne (ce ne sono, andateci), in ogni ribellione al conformismo, all’imperativo della competitività e all’idea di normalità – nel sesso, nelle relazioni, nell’identità. Se abbiamo lasciato un’eredità, spero che sia questa.