Una nuova luce grazie a un mercato rionale
Il borgo di San Cosmo Albanese è immerso nella natura incontaminata, in uno scenario di uliveti e il tipico paesaggio collinare che ospita una piccola comunità arbereshe calabrese di 558 abitanti. Il borgo conserva la cultura, la lingua, le tradizioni, i costumi e il rito greco-bizantino, particolarità tramandate dai loro antenati di origine albanese.
Il problema dello spopolamento affligge sempre di più i piccoli borghi, in numero maggiore nel Sud Italia. Le motivazioni da cui trae origine sono molteplici. Come riporta l’Istat nel report “La demografia delle aree interne: dinamiche recenti e prospettive future”, pubblicato il 29 luglio 2024, il territorio è un fattore determinante poiché le sue caratteristiche, anche geografiche, condizionano la permanenza della popolazione. Le aree interne risentono della mancanza di servizi essenziali come supermercati, negozi e trasporti pubblici non adeguati (o in molti casi assenti). Talvolta anche le scuole chiudono per la mancanza di bambini e ragazzi.
Da non sottovalutare anche la chiusura dei servizi di continuità assistenziale (ex guardia medica), servizio fondamentale per un’intera comunità che è ubicata in aree interne e dove il primo servizio ospedaliero è a chilometri di distanza.
Le aree interne comprendono oltre 4mila comuni, il 48,5% del totale dei comuni italiani. La perdita di popolazione è maggiore nei piccoli borghi del Mezzogiorno in cui si attesta a -6,3% ossia -483 mila individui. Nel 2023 nelle aree interne si è registrato un tasso di mortalità più elevato (12,1 per mille) contro il tasso nei Centri (10,9 per mille), l’aumento è legato alla presenza di una popolazione sempre più anziana.
Un’altra tematica importante sono le partenze che si originano dal Mezzogiorno verso i Centri del Nord Italia (16,9%), a conferma del fatto che la tradizionale traiettoria verso il Nord continua ad essere ancora oggi una delle principali direzioni della mobilità interna che interessa il paese.
Il rilevante tema dello spopolamento che imperversa in maniera sempre più forte svuotando queste piccole oasi del sud Italia, fatte di paesaggi naturali meravigliosi, aria pulita, buon cibo, dimore storiche e architettoniche di interesse culturale, insieme alla mancanza di servizi essenziali come supermercati e negozi, ha fatto nascere l’idea di creare un aiuto concreto alla comunità del piccolo borgo di San Cosmo Albanese.





Il mercato rionale, nonostante possa sembrare antiquato agli occhi di molti, riveste ancora la sua enorme importanza. Se ci pensiamo, ci vengono in mente i colori, i profumi, il vociare tra un banco e l’altro. Non solo una questione di prezzi vantaggiosi, ma un luogo ancora ricco di magia che racconta la vita quotidiana di una comunità, fatta di relazioni e di vita vera.
Il mercato rionale nasce con l’obiettivo di far fronte a queste criticità attraverso l’istituzione di un servizio utile alla popolazione e si svolge ogni secondo e quarto giovedì di ogni mese. Composto da 6 banchi in cui si può trovare frutta e verdura di stagione, oggettistica per la casa, abbigliamento e calzature. Non solo uno spazio di vendita diretta tra venditore e consumatore. Non solo un servizio utile offerto alla comunità, ma un tentativo di ridare anima al borgo. Un luogo che oggi è da pensare come un punto di ripartenza e di riferimento per i piccoli borghi in evidente difficoltà, iniziando dalla coesione e l’aggregazione sociale.
Nella via parallela a quella dove oggi si svolge il mercato rionale, nel cuore del centro storico di questo affascinante borgo, si snoda una via che racconta storie di un passato vivace. Un tempo, questa via era il cuore pulsante della vita commerciale del borgo, animata da negozi di artigiani, botteghe e moltissime altre attività. I vicoli e le viuzze interne si intrecciano come un labirinto, immerse nella collina circostante e con una vista che si apre su un panorama mozzafiato tra distese di alberi e campi, fino a raggiungere il mare.
“Era una via con attività e negozi ed il paese era pieno di persone, di vita. Vi erano cinque alimentari, tre macellerie, un fruttivendolo, un panificio, due negozi di elettrodomestici, un negozio di stoffe, due barbieri, quattro sarti, due calzolai, un falegname, due fabbri e ben quattro cantine dove si poteva gustare vino”. Camminando insieme a me, tra le vie del centro storico, il signor V. mi racconta delle tante attività che vi erano nei tempi passati.
Nella traversa vicino alla chiesa madre del borgo, mi racconta che vi era un circolo ricreativo dove i ragazzi alle 18 si incontravano per vedere le partite: un appuntamento fisso che favoriva l’aggregazione sociale. Un altro punto di ritrovo per i ragazzi lungo la via del centro storico era una canonica dove si poteva giocare a ping pong, scacchi, biliardino.
Procedendo per un vicolo del centro storico, mi riporta all’esistenza di una cabina telefonica, una cosa molto importante per l’epoca, perché in passato vi erano poche persone in possesso nella propria casa di un telefono. Arrivando davanti alla chiesa madre, visibilmente emozionato, mi dice: “Il periodo più bello era quello di Natale, con le attività aperte in piazza, la neve, la chiesa aperta, si respirava vivacità e calore”.
Continuando nella discesa, dopo la chiesa, mi racconta che c’era un falegname dove andava a farsi fare la punta della matita ogni volta che tornava da scuola, vicino a un negozio di cancelleria. Proseguendo in una delle vie principali del centro, mi mostra la piazza dove una volta vi era il mercato del pesce. Mi dice che c’era un piano a L in marmo, dove veniva venduto all’aperto il pesce. Lungo le vie del centro storico si potevano trovare due bar, quattro frantoi, un negozio di merceria (corredi e lenzuola) e le due sale prove delle due bande musicali che vi erano una volta.
Un piccolo mondo, pieno di attività e negozi, un luogo di vendita e di mercato, una realtà fatta di calore umano, di aggregazione sociale, un ricordo di tempi ormai lontani, ma che la popolazione vorrebbe tornasse ad essere ancora così.
FOTO: archivio fotografico di Cosimo Sposato