Un pescatore in barca sulla costa di Lampedusa

Tra propaganda e informazione: Lampedusa oggi

› Scritto da
Tags:

“Cercate “Lampedusa” su internet e guardate cosa dicono i primi cinque articoli della sezione notizie di Google. Poi cercate “Augusta”, “Bihac” e “Isole Canarie”. Cosa notate?”

Su questa linea inizia uno dei primi workshop organizzati dal Comitato Tre Ottobre, – in collaborazione con diverse altre organizzazioni italiane e internazionali – legato alla rappresentazione mediatica di Lampedusa. Effettuando la medesima ricerca oggi la tendenza rimane quella che già si era notata durante le giornate del progetto WELCOME EUROPE: sbarchi, sbarchi, meteo e ancora sbarchi. 

L’isola sicula risulterebbe “invasa”, “sotto assedio” e quindi intrinsecamente insicura. Raramente si leggono notizie di diverso stampo, o prendono piede quelle riguardanti problematiche durevoli e logoranti che caratterizzano Lampedusa da più di dieci anni.  

Parlando con i cittadini e con le persone che hanno stabilito la propria sede lavorativa sull’isola sono effettivamente emerse diverse criticità: alla domanda “quali sono i problemi di Lampedusa?” abbiamo ricevuto tante risposte: nessuna di esse riguardava la questione migratoria.

Tra salute e urbanistica 

A Lampedusa c’è un poliambulatorio, ma non un ospedale. 

La necessità di un potenziamento del personale medico-infermieristico all’interno del poliambulatorio ha spinto lo stesso – ormai ex – sindaco Salvatore Martello a richiedere una presenza più costante di determinati medici specialisti, tra cui dermatologi e psichiatri. 

Manca quindi un reparto di terapia intensiva, fondamentale negli ultimi due anni, e un reparto di ostetricia e ginecologia. “Le situazioni non emergenziali vengono spesso trasferite altrove” ci fa notare un giovane studente nato a Palermo ma cresciuto a Lampedusa. I lampedusani si ritrovano spesso costretti a investire più del dovuto sulla propria salute, con biglietti aerei per Palermo che vanno dai 50 euro in su.

Ad un occhio attento non sfuggono poi i molteplici problemi che caratterizzano l’isola a livello di infrastrutture e manutenzione stradale, ulteriormente riscontrati nelle parole dei suoi cittadini. I cocci di vetro a bordo strada squarciano le ruote delle bici, e i buchi nell’asfalto rendono naturalmente controindicato l’utilizzo degli scooter, nonostante i numerosissimi turisti che, noleggiandoli, ne riempiono le corsie lampedusane. Le strade dissestate, unite alla carenza di marciapiedi e ai ritardi negli interventi di ristrutturazione edilizia rendono sempre più lontano l’obiettivo di rendere Lampedusa un “paradiso terrestre”, come da tanti anni viene promesso ai suoi abitanti. 

Ulteriormente spinosa sembra essere la questione turistica, un fenomeno che interessa l’isola in misura considerevole. Gli ingenti flussi turistici hanno spinto gli abitanti a suggerire una regolamentazione degli ingressi, che si legano anche all’incredibile aumento di affittacamere necessari per soddisfare la domanda di alloggio. Discutendone con Agostino, operatore turistico impiegato in uno dei principali hotel dell’isola, abbiamo assodato che, a fronte di una popolazione pari a 6000 abitanti, i posti letto risultano essere 30.000.

La questione migratoria

Le persone intervistate a Lampedusa hanno negato che ci sia un’emergenza migratoria oggi, dimostrando che ciò che vediamo e sentiamo ogni giorno sia spesso frutto di una narrazione polarizzata e perlopiù sterile, incapace di restituire la complessità della realtà isolana. Non ci sono riposte manichee, non esiste un bianco e nero, ma solo sfumature di grigio.

A questo proposito, è necessario sottolineare che l’ospitalità dei lampedusani nei confronti dei migranti non può essere completamente positiva né completamente negativa, seppur ci sia una naturale tendenza all’accoglienza. 

La rabbia, la frustrazione e il senso di abbandono degli abitanti hanno molto più a che fare con un sostegno mai arrivato, non con un’“invasione”. I locali si sono ritrovati a dover gestire quasi completamente da soli numerosi flussi migratori, in primis quello del 2011: “lo Stato aveva promesso 2000 buoni pasto per i migranti, che però erano 8000. Secondo lei chi ha dato loro da mangiare?” mi chiede Costantino Baratta, pescatore che la sera del 3 ottobre 2013 salvò nove persone. 

La promessa del “paradiso terrestre” non è insomma l’unica a non essere stata mantenuta e lo scontento per un mancato supporto e un’adeguata risposta istituzionale alimenta ancora oggi i cuori dei lampedusani. 

Il ruolo del giornalismo

Lampedusa viene sempre più strumentalizzata dai media e dalla politica. Da parte degli abitanti si è notata una generale insoddisfazione verso il lavoro dei giornalisti sul campo, accusati di prestare attenzione solamente ai recuperi in mare e non alle criticità dell’isola. Non è stata una loro priorità ascoltare le voci e le richieste dei lampedusani, che finiscono spesso per risultare soggetti di una narrazione che, paradossalmente, li vede sì protagonisti ma silenti.

In un contesto del genere è necessario incentivare un cambio di rotta, così da ridare dignità alle tante voci e realtà che compongono l’isola.