Il divario generazionale nel quarto rapporto della Fondazione Bruno Visentini

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Il divario generazionale secondo il IV Rapporto della Fondazione Bruno Visentini

È stato presentato il IV Rapporto 2021 dell’Osservatorio Politiche Giovanili della Fondazione Bruno Visentini, dal titolo “Il Divario Generazionale attraverso la pandemia, la ripresa e la resilienza”.

All’incontro, che si è svolto presso la Luiss Guido Carli a Roma, erano presenti rappresentanti di istituzioni e parti sociali come Confindustria, CGIL, CISL e UIL e, da remoto, il Ministro del Lavoro Andrea Orlando e il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna.

La conferenza è iniziata con i saluti del rettore Andrea Prencipe, che ha sottolineato il ruolo della Luiss come pilastro nell’ambito della ricerca e della formazione e come luogo di incontro tra la rigorosità del metodo scientifico e le problematiche sociali.

Subito dopo il Presidente della Fondazione Bruno Visentini, Alessandro Laterza, ha spiegato il quadro generale e lo scopo del rapporto, sottolineando che alcune condizioni strutturali che evidenziano il divario generazionale sono rimaste tali da tanti anni, e seppur la pandemia abbia accelerato questo divario, le varianti strutturali non sono state modificate o attenuate. “La prospettiva è quindi quella di affrontare il problema del divario generazionale con proposte concrete da presentare ai decisori politici, dialogando con il Consiglio Nazionale dei Giovani e prendendo in considerazione che tra i fondi del PNRR una delle tre priorità è proprio la riduzione del divario generazionale (oltre che la riduzione del divario territoriale e di genere).”

Laterza spiega poi che l’incontro di presentazione, programmato da tempo, può sembrare una contraddizione in confronto all’emergenza umanitaria e le escalation di violenze in Ucraina degli ultimi giorni, ma che questa situazione ci impone di riflettere sulle conseguenze che, dal punto di vista globale e dal punto di vista economico, ricadranno sui giovani e che quindi sono strettamente collegate ai temi del rapporto.

Può sembrare che l’emergenza del divario generazionale, in confronto alla situazione attuale, sia meno drammatica, ma anche quest’ultima è drammatica ed è necessario che venga presa in considerazione. È importante sottolineare che le generazioni più giovani sono quelle che vivono più angosciosamente questo momento, che amplifica un clima di incertezza generale ea un senso di insicurezza che purtroppo non è nato ieri, ma che si aggrega e si somma agli eventi degli ultimi anni”.  

Hanno poi preso parola i professori Luciano Monti e Fabio Marchetti, entrambi docenti e codirettori scientifici della Fondazione Bruno Visentini.

I due professori hanno spiegato che i dati presi in considerazione per il rapporto sono quelli del 2020, proprio per rispettare la rigorosità del metodo scientifico e avere maggior sicurezza sulle fonti.

Il rapporto verrà reso disponibile a fine mese, ma nel mentre sono stati descritti i risultati ottenuti.

L’Indicatore GDI 3.0

L’indicatore preso in considerazione per misurare il divario intergenerazionale è il GDI 3.0, un indice sintetico ricavato da una serie di domini e target dal 2006 ad oggi.

L’indicatore non si concentra sugli effetti del divario, ma sulle cause: queste vengono misurate attraverso “l’altezza” e l’intensità degli ostacoli che i giovani devono affrontare per diventare adulti nel senso economico e sociale del termine.

Dal 2006, in cui l’indicatore misurava 100, questi ostacoli sono aumentati sempre di più, e la crisi finanziaria del 2008 lo ha spinto fino a 130 punti: in poche parole il significato è che, tra il 2006 e il 2008, gli ostacoli verso cui si interfaccia un ventenne sono aumentati del 30%. Immaginando un muro di un metro, è come se questo muro in due anni si fosse alzato di trenta centimetri” spiega il professor Monti.

Dai grafici mostrati durante la presentazione, si evince che la pandemia ha aumentato questo divario, tanto che nel 2020 il valore è arrivato a 142; purtroppo il GDI 3.0 è destinato ad aumentare, soprattutto a causa della guerra in Ucraina. “Per questo, anche in un contesto di emergenza, ha senso parlare dei giovani: è la fascia di popolazione che pagherà il prezzo più alto di questa terza ed ennesima crisi degli ultimi 20 anni.

Le cause che rendono precaria la condizione giovanile e che compongono questo indicatore sono di tipo strutturale, e principalmente sono: il gender gap, la diminuzione delle pensioni, la non disponibilità di reddito e ricchezza familiare e il debito pubblico.

L’indagine sui giovani

I dati presi in considerazione vengono ottenuti attraverso un’indagine sui giovani: sono stati selezionati, secondo un campione statisticamente rilevante, più di 3000 ragazzi tra i 14 e i 19 anni per rispondere a un formulario online in area “protetta”, e quindi all’interno delle scuole.

Abbiamo chiesto ai giovani quali sono le priorità verso cui puntano l’attenzione, e mentre negli anni passati la priorità principale era la crisi climatica, nel 2020 la preoccupazione principale era relativa alla formazione e al lavoro, oltre che allo sviluppo economico. Anche i più giovani percepiscono questo senso di incertezza sul loro futuro.”

I due professori hanno anche spiegato che molti giovani, nel formulario, si vedono collocati nel 2030 fuori da dove vivono attualmente: ancora più preoccupante è il fatto che 3 ragazzi su 10 desiderano già andarsene dall’Italia.

Le quattro raccomandazioni per il paese

Il professor Marchetti ha poi illustrato quali siano le quattro raccomandazioni per diminuire questo divario:

1) Valutazione dell’impatto generazionale – richiesta che, attraverso il COVIGE (Comitato per la valutazione dell’impatto generazionale delle politiche pubbliche) ha fatto un ’importante passo in avanti.

Già dal rapporto del 2017 avevamo evidenziato che fosse necessaria la Legge Quadro, ovvero una legge che non solo porti a sistemare le politiche a favore dei giovani, ma che introduca anche sistemi di monitoraggio e valutazione di tali politiche come auspicato nel Patto per l’Occupazione Giovanile” ha spiegato il professore. Infatti, nonostante esistano risorse per i giovani, le stesse vengono utilizzate in modo disorganizzato e senza programmazione, con il rischio di perdita.

2) Patto per l’occupazione giovanile – incentivi alle imprese per l’assunzione dei giovani, garantendo contratti sicuri e permanenti.

3) Sistema pensionistico integrativo e riduzione della pressione fiscale – i giovani devono guadagnare la loro maturità contributiva, per cui il sostegno nei primi loro anni lavorativi dovrebbe essere maggiore.

Se il trend continua così, i giovani di oggi a 70 anni avranno una pensione irrisoria, che non consentirà loro una vita dignitosa. È necessaria una previdenza integrativa, una pensione privata, che possa essere incentivata già in questi anni verso gli under 35.”

4) Reddito opportunità per il Mezzogiorno – offrire ai giovani uno strumento unico che permetta loro di ottenere aiuti e incentivi riguardo la transizione tra la scuola il lavoro, la ricerca e sviluppo, la formazione e l’occupazione, il sostegno ai nuclei familiari. Lo strumento potrebbe essere realizzato attraverso la Legge di Bilancio del 2022 o con il PNRR.

Interventi del Governo

Ha poi fatto seguito il saluto delle Istituzioni: in primis, è intervenuto Marco De Giorgi, il Capo del Dipartimento delle Politiche Giovanili, che ha letto il messaggio della Ministra dell’Istruzione Fabiana Dadone.I giovani sono la parte più dinamica della cittadinanza. Il governo, in questo anno dei giovani, si è mosso per creare una serie di iniziative. Sentiamo la responsabilità di fare tutto il possibile per i nostri giovani in un periodo così drammatico e incerto, per la costruzione di uno spirito di pace e di cittadinanza.”

De Giorgi ha poi evidenziato che il problema principale dell’Italia non sia tanto la mancanza di politiche verso i giovani, ma una disorganicità di queste e una mancata valutazione dei loro impatti. “Da qui è arrivata l’idea di creare il COVIGE, come appunto indicato tra le quattro raccomandazioni evidenziate dal rapporto”. Un’altra iniziativa per creare omogeneità è il portale Giovani 2030, un sito che racchiude tutte le opportunità riservate agli under 30 in materia di formazione, lavoro, volontariato, scuola, esperienze all’estero.

È stato poi il turno del messaggio del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando: “il tema delle opportunità per le nuove generazioni è la scala su cui si misura la consapevolezza di una comunità sul proprio futuro”. Il ministro ha chiarito che l’ascolto reciproco e intergenerazionale sia necessario per creare una nazione coesa, attraverso il dialogo con le parti sociali. La formazione, l’acquisizione delle competenze e l’orientamento sono la chiave di volta per il decennio e per il futuro, considerando l’insistenza del governo verso le transizioni: ridurre il mismatch tra mondo scolastico e lavorativo, coinvolgendo il tessuto produttivo con le scuole, creerà maggiore indipendenza e chiarezza.

Ultima rappresentante istituzionale a parlare è stata la Ministra Mara Carfagna, Ministra per il Sud e la Coesione Territoriale, che attraverso un videomessaggio ha sottolineato come l’Italia non sia un paese amico delle nuove generazioni: “il divario presentato nel rapporto è accentuato nel Sud Italia e provoca una fuga di giovani che sottrae al Mezzogiorno le sue risorse migliori.”

Le Parti Sociali

È seguito poi il contributo delle parti sociali, con la rappresentanza di Pierangelo Albini (direttore Area Lavoro, Welfare e Industria), Pierpaolo Bombardieri (Segretario Generale UIL), Giuseppe Massafra (Segretario Confederale CGIL) e Daniela Fumarola (Segretaria Confederale CISL).

Le parti sociali hanno commentato il rapporto e hanno ragionato insieme sulle questioni di disuguaglianza che il nostro Paese deve affrontare, tra cui appunto anche il divario intergenerazionale. Le trasformazioni in atto in Italia creano delle sfide che finora sono state solo osservate e misurate, senza una polarizzazione concreta degli sforzi politici e delle associazioni.

Nello specifico Daniela Fumarola, Segretaria Confederale CISL e unica rappresentante femminile nel panel, ha rimarcato che i 142 punti del rapporto evidenziano delle cause strutturali che potrebbero essere risolte mettendo al centro il lavoro e la persona. “Il lavoro offerto ai giovani non deve essere un lavoro qualunque, deve essere un lavoro contrattualizzato, dignitoso, sicuro e inclusivo”. A questo però va affiancato il fatto che nel PNRR solo il 2% è dedicato ai giovani, per cui il PNRR da solo non può bastare. “Spesso si fanno enunciazioni di principio, ad esempio riguardo la fuga di cervelli e capitale umano, ma non si fa niente per far rimanere quei giovani qui in Italia, dando loro opportunità”.

Come ultimo commento ha sottolineato che, in occasione del 2022 come anno europeo della gioventù, sarebbe importante non solo parlare di giovani, ma anche far parlare loro, evidenziando la mancanza totale di una voce giovanile all’interno del panel. “Noi ‘adulti’ pensiamo di rappresentare un mondo del quale spesso non sappiamo nemmeno interpretare il linguaggio”.

La conferenza si è conclusa con i saluti finali del Presidente della Fondazione, Alessandro Laterza, che leggendo una frase di Enzo Cassano ha sottolineato quanto sia difficile trovare un punto di equilibrio tra le varie parti del dibattito. Le ragioni dell’uno hanno sempre un impatto rilevante sulle ragioni dell’altro, e il confronto di idee per attenuare il divario generazionale porterà a delle scelte di cui non tutti saranno soddisfatti.