Humanium: trasformare armi in prodotti per la pace

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Cosa possono avere in comune una fascia #togetherband, una penna, un orologio e un bracciale? Semplice: la componente in metallo, che tutto è tranne che un metallo qualsiasi. È il metallo prodotto dalla distruzione di armi non registrate, illegali e potenzialmente assassine.

“Più di duemila persone vengono ferite, ogni singolo giorno, da un colpo d’arma da fuoco”, è questa la frase che troviamo nella facciata d’apertura di Humanium Metal. “Trasformiamo armi violenti in prodotti per la pace”.

Ma cos’è Humanium Metal? Riducendo, è un’organizzazione parte della strategia della IM Swedish Development Partner per la realizzazione dell’obiettivo 16 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. “Promuovere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli”, dice l’obiettivo numero 16, ma questo suona come un qualcosa di incredibilmente difficile da raggiungere.

Basta l’ideale di un mondo pacifico a facilitare l’allontanamento da una realtà “con pistola alla mano”, attualità in paesi come gli Stati Uniti? Decisamente no. Ma un modo per facilitare questo allontanamento da una realtà non rosea può essere quello di ridurre il flusso di armi da fuoco illecite, e nel farlo Humanium cerca anche di aderire a un altro punto dell’Agenda 2030, il 17, partnership per gli obiettivi. Un paese può essere forte da solo, un’organizzazione può avere influenza, ma non si può cambiare il mondo una cosa alla volta.

È grazie a questa partnership che Humanium è riuscita, a partire dal 2016, in collaborazione con le associazioni partner salvadoregne Red de Sobreviventes e FESPAD, a ottenere una tonnellata di metallo da seimila armi illegali. Ma cosa se ne fa Humanium di questo metallo? È qui che torniamo al quesito iniziale: attraverso partnership con associazioni private e brand, Humanium crea prodotti la cui vendita va a sponsorizzare quelle che sono le altre attività dell’associazione, quali fondi per i sopravvissuti alla violenza d’arma da fuoco e programmi di prevenzione.

A livello internazionale, Humanium chiede una maggiore distruzione di armi detenute illegalmente, perpetrata nel corso del tempo, supporto adeguato ai sopravvissuti e provvedimenti per la prevenzione alla violenza nei piani d’azione dei vari paesi. Humanium chiede, inoltre, che i paesi firmino sia il Trattato sul commercio delle armi che il programma d’azione delle Nazioni Unite sulle armi leggere e di piccolo calibro, tenendo conto dei punti di vista di tutti gli interessati al di là della sessualità, dell’etnia, dell’orientamento sessuale e dell’età.

Il rapporto, ormai di più di un decennio fa, dello Small Arms Survey testimoniava in Italia la presenza di una quantità tra le 4 e le 10 milioni di armi da fuoco. È alla luce dello stesso rapporto che l’Italia, con 0.71 omicidi per arma da fuoco ogni diecimila abitanti, indosserebbe al collo una medaglia d’oro sanguigno a livello europeo. Cosa possiamo fare, a livello personale, per supportare non tanto Humanium, quanto il cambiamento? Cosa possiamo fare, come cittadini, per cambiare una realtà che registra fin troppi omicidi?

“Dai inizio a un passaparola, usa la tua voce”, affermano da Humanium ripetendo parole che ogni giorno sentiamo dire a livello globale, nel combattere contro ingiustizie e politiche non adeguate alla nostra protezione. “Sii parte integrante del movimento, informati, sottolinea la violenza armata come argomento essenziale, dialoga con le forze parlamentari, trasforma la tua comunità, sfrutta la legislazione internazionale”. È così il cambiamento a cui dobbiamo dare vita: dal basso.