Il gender gap degli SDGs

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A metà strada verso il traguardo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il mondo non sta riuscendo nel suo intento di raggiungere la parità di genere, rendendola un obiettivo sempre più lontano.

L’ultimo report concernente il gender gap nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile ha evidenziato una situazione piuttosto allarmante: se i trend attuali continueranno, secondo le Nazioni Unite, più di 340 milioni di donne vivranno in povertà entro il 2030. Stiamo parlando dell’8% della popolazione femminile mondiale. Il rapporto in questione fornisce un’analisi completa dei fattori di genere in tutti i 17 SDGs.

Gli ultimi dati disponibili mostrano che solo due indicatori e sottoindicatori del goal numero 5 (Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze) sono “vicini all’obiettivo”. Otto invece, risultano essere ad una distanza moderata dall’obiettivo e quattro sono lontani o molto lontani dagli obiettivi 2030. Il report prevede che entro la metà del secolo, nel peggiore degli scenari, il cambiamento climatico potrebbe spingere fino a 158,3 milioni di donne e ragazze in più verso la povertà: 16 milioni di persone in più rispetto agli uomini e ai ragazzi.

Quasi una donna su quattro soffrirà di insicurezza alimentare moderata o grave (Secondo Save the Children, per insicurezza alimentare si intende lo stato in cui le persone rischiano o soffrono effettivamente di un consumo inadeguato a soddisfare i requisiti nutrizionali a causa dell’indisponibilità fisica di cibo, della mancanza di accesso sociale o economico a un’alimentazione adeguata e/o di un utilizzo inadeguato del cibo). 

Il rapporto di UN Women e UN DESA rileva inoltre che il divario di genere nelle posizioni di potere e di leadership “rimane radicato”. Come se non bastasse, le donne anziane devono affrontare tassi di povertà e violenza più elevati rispetto agli uomini anziani. In 28 dei 116 Paesi con dati, meno della metà delle donne anziane ha una pensione. 

A livello globale, nessun indicatore del goal numero 5 è al livello “obiettivo raggiunto o quasi raggiunto”. Le ragioni dietro questi progressi minimi o nulli possono essere tante: pregiudizi profondamente radicati nei confronti delle donne, che si manifestano con accesso diseguale alla salute sessuale e riproduttiva, disparità di rappresentanza politica, disparità economiche e mancanza di leggi, disparità economiche e mancanza di protezione legale, tra le altre cose, impediscono progressi tangibili. progressi tangibili. 

In termini economici, si stima che siano necessari 6,4 trilioni di dollari all’anno in 48 paesi in via di sviluppo (che coprono quasi il 70% della popolazione mondiale) per raggiungere la parità di genere in settori chiave, tra cui negli obiettivi relativi al porre fine alla povertà e alla fame, e per sostenere una più partecipazione paritaria delle donne nella società entro il 2030.

Un altro grande ostacolo è rappresentato dall’insufficienza di dati e prove per monitorare i progressi e incentivare le azioni politiche. Come ben sappiamo, il raccoglimento dei dati è cruciale al fine di proporre ed implementare delle politiche che possano avere delle basi solide e dunque essere efficaci. Secondo le stime, i paesi non dispongono del 44% dei dati necessari per monitorare l’obiettivo numero 5. 

Migliorare la produzione e l’uso di statistiche di genere, compresa la raccolta specifica dei dati sul genere e sulle forme di disuguaglianza che si intersecano è fondamentale per non lasciare indietro nessuna donna o ragazza. Utilizzando questi dati, politiche e programmi inclusivi è possibile rimediare alle ingiustizie del passato, combattere gli stereotipi e garantire che le donne e le ragazze, in tutta la loro diversità, possano raggiungere il loro pieno potenziale.

Alcune azioni concrete risultano necessarie al fine di accelerare in maniera sostanziale i progressi entro il 2030, tra cui: affrontare le barriere istituzionali, ad esempio, attraverso l’eliminazione di leggi discriminatorie, ampliare la partecipazione delle donne alla leadership e ai processi decisionali e ridimensionando gli investimenti nell’uguaglianza di genere a livello nazionale, regionale e globale. Il coinvolgimento di diversi soggetti, compresi uomini e ragazzi, interessati nella creazione di nuove politiche dovrebbe essere considerato obbligatorio.

Le leggi e le politiche che promuovono l’uguaglianza di genere e che affrontano la discriminazione di genere sono fondamentali per per consentire il cambiamento. Nonostante il ruolo vitale di quadri giuridici solidi, molte parti del mondo non li hanno ancora sviluppati. Sulla base dei dati disponibili per 120 Paesi e aree, 28 non hanno ancora leggi che garantiscano alle donne diritti di accesso al matrimonio e di divorzio per le donne, 67 paesi non hanno leggi che vietino la discriminazione diretta e discriminazione diretta e indiretta nei confronti delle donne, e in 53 paesi la legge non impone la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore. Inoltre, anche quando le leggi sono in vigore, l’applicazione delle stesse può rappresentare una sfida importante.

A livello globale, le donne trascorrono 2,8 ore in più rispetto agli uomini di lavoro domestico e di cura non retribuito. Con l’attuale traiettoria, il divario tra il tempo trascorso dalle donne e dagli uomini all’assistenza si ridurrà leggermente, ma entro il 2050 le donne a livello globale passeranno comunque il 9,5% del tempo in più in lavori non retribuiti. Gli investimenti nelle politiche di assistenza, nei servizi, nei posti di lavoro e nelle infrastrutture sono essenziali per riconoscere, ridurre e ridistribuire il lavoro domestico e di cura non retribuito.

Priorità dovrebbe essere data a politiche e programmi impegnati a colmare i divari di genere e a conferire potere decisionale a donne e ragazze. L’uguaglianza di genere deve essere un obiettivo separato ma al contempo sinergico nel raggiungimento di tutti gli obiettivi globali.

A metà strada dal 2030, i progressi relativi all’uguaglianza di genere relativi all’SDG numero 5 sono chiaramente (e tristemente) fuori strada.