COP27: il Ministro Fratin e i tanti dubbi da chiarire

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Siede sul palco alla destra dell’interprete, perché non parla inglese: è questa la primissima cosa che si racconta sul nuovo Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.
La seconda cosa che si dice di lui, nei giorni in cui è stato visto alla COP27 a Sharm el-Sheik, è che sia spaesato. Ascoltandolo durante questa intervista, l’impressione che dà sembra essere proprio questa.

Abbiamo chiesto al Ministro della Youth4Climate: su questa si hanno ancora poche e vaghe notizie, se non quelle lette dal Ministro stesso  in un documento durante il side-event promosso da Save the Children e tenutosi al padiglione italiano durante la COP27, che comunque non accenna ai meccanismi di partecipazione, fatta eccezione per una piattaforma web di cui, ancora, si sa poco.

Quali sono le sfide che attendono il Ministero per la realizzazione di una Youth4Climate che sia inclusiva, trasparente, partecipata e che porti ad una significativa partecipazione dei giovani?

Diciamo che quella di intervenire sulla mitigazione di quelli che sono i danni, a volte anche irreversibili, creati dall’uomo nella sua storia per la sua crescita economica o per il miglioramento delle sue condizioni di vità è la sfida del ministero, la sfida del governo, del popolo italiano e del mondo perché i danni al sistema climatico sono ogni giorno sotto gli occhi di tutti: l’obiettivo, che è anche quello di COP27, è quello di coordinare tutta una serie di azioni fra i vari paesi e naturalmente l’Italia farà il proprio dovere sul fronte interno agendo sulla decarbonizzazione, con un’attenzione maggiore al proprio ambiente e alla tutela delle biodiversità visto che siamo il paese delle biodiversità e delle differenze.
Questo è un lavorare per il futuro e lavorare per il futuro significa lavorare per le nuove generazioni ma per meglio cogliere tutto ciò, questa nuova sensibilità, deve esserci una maggiore formazione, preparazione e un coinvolgimento maggiore da parte di tutti. Io credo che questa sensibilità nei giovani sia molto più forte e personalmente confido moltissimo in quelle che possono essere le loro proposte perché le scelte politiche nascono anche per spinta da parte dei giovani stakeholder, credo che il loro ruolo sia notevole come è notevole anche il ruolo che hanno le associazioni che rappresentano il mondo giovanile.
Quello che chiedo è solo di essere concreti nel merito e andare tutti insieme alla ricerca di soluzioni.

Altra cosa che salta subito all’occhio: sebbene ogni parte del padiglione italiano riportasse la dicitura “Ministero della Transizione ecologica” ormai il suo attuale nome è Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

Desta preoccupazione tra le associazioni giovanili  il cambio di nome da parte del Ministero: è indice anche di un cambio di prospettiva?

Si perché non è una transizione l’obiettivo finale ma le emissioni zero e visto che le emissioni sono legate all’energia derivante dall’utilizzo di fossili io credo che debba essere rovesciato il ragionamento: non è un periodo, non è una transizione, è un obiettivo e il nostro obiettivo è emissioni zero più in fretta, il prima possibile.

Anche se non è ancora chiaro come la linea del Ministero è quella di proseguire ciò che era stato iniziato da quello precedente: a conferma (o consolazione?) di ciò c’è la presenza della squadra del ministro Alessandro Modiano, che ha partecipato ai tavoli di discussione di questa 27° conferenza sul clima.