Il 23 maggio è la giornata mondiale delle tartarughe

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Il 23 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale delle Tartarughe. Istituita nel 2000 dalla “American Tortoise Rescue”, mira a sollevare l’attenzione su questa specie sempre più minacciata dalle attività umane.
Nel mondo esistono circa 356 specie di tartaruga che vivono su terra mentre le specie marine conosciute sono sette in totale. Tra queste ultime, cinque nidificano sulle Isole Keys, l’arcipelago della Florida più a Sud dell’America. Sono stata a Marathon, una di queste isole, dove il Turtle Hospital rappresenta un vero e proprio cimelio dell’isola, uno dei punti di attrazione fondamentali. Dal 1986 questa struttura, ricavata da un ex-motel, ha aiutato e salvato più di 1500 tartarughe marine, tutto grazie a volontari e a donazioni di privati.

È possibile visitare quella che ora è diventata una vera e propria clinica con affaccio sull’Oceano assieme aun gruppo di volontari, così come ho fatto io. “Sebbene la nostra sia una clinica molto piccola che sorge su una piccola isola, nel 2019 abbiamo salvato 98 Tartarughe, e 74 di queste sono state liberate nuovamente in mare”. Il racconto dei volontari che mi hanno accolto parte così, spiegando prima di tutto il loro motto: Rescue, Rehab, Release (salva, riabilita, rilascia).

L’intenzione primaria è quella di riportare le tartarughe nel loro habitat naturale, ma fin quando sono ricoverate nella clinica, vengono trattate come delle mascotte: “Diamo ad ognuna di loro un nome, solitamente lo stesso della persona che ci ha chiamato al numero di emergenza per segnalare la tartaruga in pericolo. Molte di loro però non hanno i requisiti per tornare in mare aperto, per cui diventanoresidenti permanenti!”

Entriamo quindi nella sala operatoria dove una tartaruga di peluche ci attende sul lettino: “Tutti i macchinari e le attrezzature che trovate qui sono state donate da ospedali, ONG e persone singole; per ogni intervento ci sono due chirurghi, un anestesista e altri veterinari di supporto. Proprio come se fosse una persona. Anche perché alcune tartarughe arrivano a pesare anche 500 kg!”.

E così giungiamo all’esterno, dove sono alloggiate le pazienti, alcune in vasche singole altre in gigantesche piscine. In questo ambiente paradisiaco e tranquillo, in mezzo alle tartarughe che sguazzano o sonnecchiano, ci viene spiegato: “Fra qualche decennio, le tartarughe spariranno, principalmente a causa delle attività umane. L’uomo è la loro minaccia più grande!”. Inizia quindi un piccolo resoconto sui motivi per cui le tartarughe ospitate lì siano infortunate: molte di loro hanno la fibropapillomatosi, un tumore che cresce a causa dei sempre maggiori rifiuti tossici riversati in mare che crea cecità in alcune specie. Poi ci sono quelle che sono state urtate dalle barche – tra cui la tartaruga Bubble Butt che è una mascotte della clinica – che hanno il guscio talmente tanto compromesso e gonfio da far fatica anche ad andare sul fondale della vasca. A queste vengono applicati dei piccoli pesi sul guscio per permettere, una volta liberate nell’oceano, di poter condurre una vita normale.

“Un’altra tartaruga che è residente permanente qui nella clinica è Bender, ha perso la zampa sinistra a causa di un amo da pesca che le è rimasto incagliato per almeno 3 anni. Purtroppo, qualsiasi attività umana che per noi può sembrare innocua, crea un danno enorme”.
La plastica è il killer numero uno per questi animali e il 52% di loro viene trovato con elementi inorganici nello stomaco. Le tartarughe non distinguono una medusa dauna busta di plastica, e l’unico modo che hanno per scoprirlo è mangiare quello che vedono. I materiali inorganici riempiono il loro stomaco, per cui si sentono piene e non cacciano più, non assumendo sostanze nutritive muoiono lentamente di fame. “Quando arrivano nella nostra clinica le loro condizioni sono quasi sempre gravissime!”.

L’ultima tappa del tour consiste in una piccola lezione su cosa può fare ognuno di noi per ridurre l’impatto antropico sull’habitat naturale: “oltre a ridurre l’uso della plastica, è importante scegliere prodotti casalinghi e fertilizzanti ecosostenibili, per evitare di alterare il PH dell’acqua, che causa l’aumento di alghe e la distruzione dell’habitat marino. Poi è importante, per chi vive vicino alla costa, spegnere tutte le luci nella notte, per non disorientare le tartarughe. In più è fondamentale condividere quello che avete imparato oggi con più persone possibile, in modo che ognuno diventi consapevole dell’impatto delle proprie azioni sulla natura!”.

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