L’inclusione lavorativa e la sfida della disabilità

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L’inclusione lavorativa è l’ingrediente fondamentale per la creazione di un ambiente lavorativo equo e solidale che garantisce a tutti i lavoratori pari opportunità di impiego.

Tutti gli individui devono avere la possibilità di contribuire nel mondo del lavoro, senza distinzioni di razza, età, genere, orientamento sessuale e disabilità.

Le persone con disabilità sono spesso ostacolate nell’ottenere un impiego.

Numerosi datori di lavoro esitano nell’assumerle, preoccupati dei costi aggiuntivi o un ipotetico rallentamento della produttività.

Un altro problema riguarda l’accessibilità fisica e tecnologica: molte strutture non sono dotate e progettate per soddisfare le esigenze delle persone disabili.

Tuttavia, queste preoccupazioni si basano su stereotipi e non tengono conto, invece, dei molteplici benefici che una maggiore inclusione porterebbe all’azienda: un ambiente diversificato, innovazione e un’ottima reputazione aziendale.

Come vengono tutelate le persone con disabilità nel mondo del lavoro?

Il lavoro è un diritto e un dovere sociale attraverso cui il cittadino partecipa all’organizzazione politica, economica e sociale del proprio Paese, principio difeso dalla nostra Costituzione.

A tal proposito, la legge 68/1999 tutela e garantisce l’inserimento al lavoro delle persone con disabilità, in modo da garantire modalità di lavoro adatte alle loro condizioni e capacità.

Si parla di categorie protette riferendosi ai lavoratori con una disabilità che godono di particolari tutele volte a facilitare il loro collocamento nel mondo lavorativo.

Inoltre, le mansioni assegnate dovranno essere in linea con le attività compatibili alla sua disabilità, e non dovranno mettere a rischio e aggravare le sue condizioni di salute.

A questi lavoratori devono essere garantite le stesse condizioni di lavoro e retribuzioni previste per i dipendenti.

Nelle categorie protette rientrano gli invalidi civili in possesso di un’invalidità pari o superiore al 46% e gli invalidi del lavoro con un’invalidità pari o superiore al 34%.

La legge L. 68/1999 tutela anche una serie di soggetti quali i non vedenti e non udenti, gli invalidi di guerra.

Coloro iscritti alle categorie protette hanno riservati un preciso numero di posti di lavoro nelle imprese.

Questo numero prende il nome di “quota di riserva” ed è proporzionale alla grandezza dell’azienda:

  • tra i 15 e 35 dipendenti il datore di lavoro deve assumere almeno un lavoratore appartenente alle categorie protette;
  • tra i 36 ai 50 dipendenti devono essere assunti almeno due lavoratori iscritti alle categorie protette
  • Con la presenza di più di 50 dipendenti, il datore di lavoro deve riservare loro il 7% dei posti di lavoro

Promuovere l’inclusione attraverso azioni concrete

Per affrontare le sfide dell’inclusione lavorativa è necessario un approccio che coinvolga i governi, le aziende e i diversi enti e organizzazioni.

I governi devono essere maggiormente presenti e proteggere i diritti delle persone con disabilità sul posto di lavoro attraverso leggi antidiscriminazione, incentivi fiscali per le imprese e finanziamenti per programmi di formazione e riqualificazione.

Le imprese dovrebbero impegnarsi nella formazione del personale per combattere i pregiudizi e promuovere una cultura aziendale inclusiva. 

Questi programmi potrebbero educare i dipendenti sulle sfide e capacità delle persone disabili per costruire un ambiente lavorativo accessibile a tutti.

Inoltre, le aziende hanno bisogno di modifiche fisiche come ascensori e montascale per persone con disabilità motorie.

Le associazioni, onlus o le imprese stesse potrebbero proporre dei programmi di supporto in modo tale da aiutare i lavoratori con una disabilità ad affrontare sfide che possono incontrare nel mondo del lavoro.