La giustizia climatica per le generazioni future
L’urgenza di affrontare il cambiamento climatico non è mai stata così concreta. Mentre le temperature globali continuano a salire e gli eventi meteorologici estremi diventano più frequenti e gravi, l’impatto della crisi climatica è sempre più evidente in tutto il mondo. Tuttavia, in mezzo a discussioni sullo scioglimento dei ghiacci all’interno di istituzioni nazionali e comunitarie, alle proteste in strada e nelle gallerie d’arte per dare visibilità all’aumento del livello del mare e alla perdita di biodiversità, un gruppo si trova in una situazione di particolare vulnerabilità: i bambini.
I bambini, come membri più innocenti e indifesi della società, sopportano un carico sproporzionato delle conseguenze del cambiamento climatico. Dal momento della loro nascita, vengono catapultati in un mondo in cui l’aria che respirano, l’acqua che bevono e l’ambiente in cui vivono sono sempre più minacciati dai cambiamenti climatici provocati dall’uomo. Il loro futuro è in gioco, poiché le decisioni prese oggi determinano il mondo che erediteranno domani e loro non hanno alcun potere, se non confidare nel buon senso di chi è già adulto.
La Convenzione sui Diritti del Fanciullo (CRC), adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, seppur spesso sottovalutata, è diventata uno dei trattati più ampiamente ratificati della storia. Ha stabilito i diritti dei bambini alla vita, alla salute, all’istruzione, alla non discriminazione e all’uguaglianza.
Il suo articolo più potente è proprio il diritto alla vita stessa. Sconosciuto a molti, il documento è stato uno dei primi strumenti internazionali a riconoscere esplicitamente l’importanza di proteggere i bambini dal cosiddetto “danno ambientale”. Ma che significa? Nell’articolo 24, gli Stati hanno riconosciuto il diritto dei bambini allo standard di salute quanto più elevato possibile, comprendendo l’accesso all’acqua pulita e la protezione dall’inquinamento ambientale. Riconoscendo per la prima volta nella storia la vulnerabilità dei bambini all‘inquinamento ambientale e la necessità di un ambiente sano per garantire il loro benessere psicofisico, la CRC ha aperto la strada per la futura creazione di leggi internazionali sulla protezione ambientale e sui diritti dei bambini.
Nel contesto dei cambiamenti climatici, i principi sanciti da questo documento assumono un’importanza ancora maggiore. Con l’aumento delle temperature e la maggiore irregolarità degli eventi meteorologici, i bambini sono sempre più esposti a una serie di rischi ambientali; quali le ondate di calore, le siccità, le inondazioni o gli uragani. Circa 10 milioni di bambini non hanno accesso all’acqua potabile in Sudan (Report Unicef 2023).
Questi fenomeni atmosferici estremi non solo comportano rischi immediati per la loro salute e sicurezza, ma hanno anche implicazioni a lungo termine per il loro benessere fisico, emotivo e psicologico. Consideriamo, ad esempio, l’impatto delle ondate di calore sui bambini che vivono in aree urbane con accesso insufficiente a condizionatori o rifugi refrigeranti. Con l’aumentare delle temperature, questi bambini sono a rischio di malattie legate o scatenate dalle alte temperature come il colpo di calore o la disidratazione, soprattutto se hanno condizioni di salute preesistenti o mancano di accesso ad acqua potabile pulita. Allo stesso modo, i bambini che vivono nelle comunità costiere affrontano la minaccia di sfollamenti e la potenziale perdita delle loro case a causa dell’innalzamento del livello del mare e delle mareggiate, aggravando le sfide che già incontrano nell’accesso all’istruzione, alle cure mediche e ai servizi sociali di base.
Inoltre, gli effetti dei cambiamenti climatici non si limitano solo alla salute fisica; colpiscono anche il benessere mentale ed emotivo dei più piccoli. Il trauma derivante dall’esperienza di disastri naturali, come gli uragani o gli incendi, può lasciare cicatrici durature sulla psiche dei bambini, portando ad ansia, depressione e disturbo da stress post-traumatico. L’incertezza di vivere in un mondo afflitto dalla degradazione ambientale e dal collasso ecologico può instillare un senso di disperazione e scoraggiamento nelle loro giovani menti, privandoli della loro innocenza e ottimismo nei confronti del futuro. Secondo un Report Unicef 2023 circa 1,5 milioni di bambini in Pakistan, a un anno dalle inondazioni, necessitano di interventi umanitari salvavita nei distretti colpiti dalle alluvioni.
Di fronte a queste sfide, la necessità di nuove leggi sul clima diventa ancora più evidente. La giustizia climatica, come concetto radicato nei diritti umani, nell’equità e nella solidarietà, richiede il riconoscimento e il confronto con la distribuzione diseguale degli oneri e dei benefici dei cambiamenti climatici, in particolare tra gruppi vulnerabili e marginalizzati. Per i bambini, ciò significa garantire che i loro diritti siano difesi e protetti di fronte alle minacce e ai disastri legati al clima, e fare in modo che abbiano voce nella definizione delle politiche e delle decisioni che influenzeranno il loro futuro.
Raggiungere tale obiettivo richiede un approccio complesso che comprenda la dimensione legale, politica, sociale ed economica. Sul fronte legale, significa rafforzare e far rispettare le leggi esistenti e gli accordi internazionali che proteggono i diritti dei bambini e promuovono la sostenibilità ambientale. Ciò include la ratifica e l’attuazione di trattati come la CRC e l’Accordo di Parigi, nonché l’emanazione di leggi nazionali che incorpino le prospettive e gli interessi dei bambini nei processi decisionali sulle politiche climatiche.
Dal punto di vista politico, comporta la mobilitazione di governi, decisori politici e attori della società civile per dare priorità ai diritti dei bambini nelle strategie di adattamento e mitigazione climatica. Questo comprende investire in infrastrutture resilienti al clima, promuovere sviluppi sostenibili ed equi e fornire risorse adeguate per la preparazione e la risposta alle catastrofi.
A livello sociale ed economico, è richiesto affrontare le disuguaglianze e le ingiustizie sottostanti che intensificano la vulnerabilità dei membri delle nuove generazioni. Ciò significa affrontare la povertà, la discriminazione e l’esclusione sociale, che spesso si intrecciano con la degradazione ambientale e i rischi legati al clima, e dare potere ai bambini e ai giovani per diventare agenti attivi di cambiamento nelle loro comunità. Secondo i dati raccolti da Child Atlas, entro il 2030 oltre 2,5 miliardi di bambini (4 su 5) subiranno le conseguenze del cambiamento climatico.
In conclusione, spero che queste righe vengano percepite come un grido d’allarme, affinché la giustizia climatica non sia solo un imperativo morale ma anche una responsabilità condivisa. È fondamentale garantire che ogni bambino abbia l’opportunità di prosperare e realizzare il proprio potenziale, indipendentemente dalle sfide che potrebbe affrontare un giorno. Per proteggere il nostro mondo dall’inquinamento. Per salvaguardare il loro futuro. Se non per noi stessi, dobbiamo farlo per loro.