Sacchi e sacchetti

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Fili d’erba che oscillano da una parte all’altra, inizio di un fiore tra il verde, le ultime foglie cadono preparandosi alla nuova stagione, ragazzi che puntano pinze a terra per afferrare quante più cose possibili…

Ragazzi in mezzo al verde che raccolgono cose?

Sì, questo è ciò che mi trovo ad osservare mentre mi trovo in una delle fermate della capitale, in attesa di un autobus locale.

Decido allora di avvicinarmi per saperne di più.

Inizio con semplici domande. Alcuni mi lanciano occhiate scocciate, stanche. Altri invece sembrano divertirsi raccogliendo di tanto in tanto, con qualche risata annessa.

Proprio tra questi ultimi, ho il piacere di parlare con Luca , 15 anni, che mi aiuta a capire meglio la situazione.

Supervisionati da una professoressa, sono lì per sgomberare quel piccolo pezzo di verde da rifiuti e sporco. Continua spiegandomi come quella a cui assisto sia stata considerata una vera e propria attività di volontariato proposta dalla scuola stessa.

Mi sembra di dedurre che tra questi ragazzi, lui sia uno degli interessati in modo particolare ,sentito. Infatti, senza ricorrere ad ulteriori domande “tecniche”, la nostra diventa una chiacchierata sciolta, in cui è proprio Luca ad entrare in argomenti affini alla loro attività. Illustra le motivazioni e l’obbligo morale che tutti dovremmo possedere nei confronti dell’ambiente.

Nel frattempo alle sue spalle arriva Matteo, 15 anni, dichiarando in maniera decisa l’inutilità della loro raccolta. Avvicinandosi approfondisce la sua tesi affermando l’efficacia nel pulire spazi, ma contemporaneamente l’inutilità in quanto da lì a pochi minuti la condizione sarebbe tornata molto probabilmente al suo punto di partenza o in condizioni ancora peggiori.

Internamente mi trovo allora a riflettere, a scindere parole che mi risuonano giuste, eticamente corrette, ed altre meno. Ma chi sostiene il giusto? Roma negli ultimi anni è andata incontro ad un soffocamento da rifiuti.

Partendo da chi, passando getta la scia di oggetti indesiderati, fino ai carichi di sacchi di spazzatura
lasciati agli angoli delle strade. Problema poi diffuso a macchia d’olio anche nel resto di altre grandi città, e non solo.

Ritornando alla capitale, per visualizzare concretamente il fenomeno, basti pensare che la città produce quotidianamente circa 4.600 tonnellate di rifiuti (dati dall’anno 2016 in seguito). Non solo mancata responsabilità, ma mancanza di mezzi per sgomberare le strade e problemi per le discariche romane, sommandosi davanti a quelle +4.000 tonnellate che risultato arrivano a dare ad oggi?

Il caos urbano forma sacchi e sacchetti.

Dunque, riponendo la questione, chi sostiene allora il giusto?

La risposta finirebbe con uno o l’altro ragazzo?

Le scuole continuano ad aggiornarsi con programmi volti ad un’educazione per il rispetto e la tutela dell’ambiente. Con lezioni su Agenda 2030, impatti ambientali, inquinamento e le sue conseguenze.

Allora cos’è che manca attualmente?

Non vuole essere questo un articolo intriso di negatività e completo pessimismo verso il mondo attuale e quello che verrà. Indubbiamente nel flusso della dispersione e sfiducia, tanti giovani decidono di non starci e anzi far sentire le loro voci. Primo e noto esempio, Greta Thunberg e l’ondata al suo seguito.

Ma, profondamente, dalle parole di Luca e Matteo, percepisco sfiducia. Quella forse di tutta una generazione che guardandosi intorno comprende ciò che si ritrovano tra le mani: il caos crescente legato sempre più a continui disastri.