Due facce della stessa realtà

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Negli ultimi giorni, un nuovo “filtro bellezza” è diventato molto famoso sul social network cinese TikTok. Questo filtro è in grado di modificare in modo significativo i lineamenti del volto quando ci si inquadra con la fotocamera per registrare un video, il che potrebbe creare diversi problemi di varia natura.

Il fatto che molte persone su TikTok abbiano iniziato a mostrarsi utilizzando questo filtro è rischioso perché potrebbe generare nuove insicurezze negli utenti oppure amplificare quelle di chi ha già difficoltà legate al proprio aspetto fisico e rischia, inoltre, di assecondare ulteriormente i canoni di bellezza imposti dalla società.

In questo articolo, però, ci focalizzeremo su una conseguenza indiretta legata all’utilizzo di questo filtro: l’insorgere di atteggiamenti transfobici messi in atto da certi utenti che, utilizzando questo filtro, dicevano in alcuni video di “assomigliare a delle persone trans”.

Probabilmente, le persone che hanno registrato e pubblicato questi video, si sentivano autorizzate a utilizzare il termine “trans” in modo dispregiativo pur non avendo, forse, l’intenzione di offendere qualcuno o di mancargli di rispetto.

Al contrario di quanto si pensi, questo atteggiamento può invece provocare in alcuni soggetti la disforia di genere (DIG) oppure far emergere sensazioni di forte disagio o inadeguatezza.

La disforia di genere è una condizione che riguarda le persone che si identificano in un genere diverso dal proprio sesso di assegnazione alla nascita.

La frequenza di questo disturbo è maggiore negli uomini con un rapporto di 3 a 1 con una prevalenza di 1 su 10/12.000 uomini e di 1 su 30.000 donne.

I dati forniti da Trans Murder Monitoring (TMM) evidenziano lo spaventoso scenario dell’Italia che si trova al primo posto in Europa per crimini transfobici con ben 44 casi di omicidi tra il 2008 e il 2021. Nonostante ciò, il nostro Paese continua a non affrontare questo problema, un po’ come se non parlandone non esistesse.

Molte persone sono disinformate o disinteressate, ma altre nutrono un forte sentimento di disappunto. La transfobia è molto diffusa in Italia, probabilmente perché le nostre istituzioni sono le prime a non interessarsene: non esiste nessuna legge contro la transfobia (e nemmeno contro l’omofobia); i nostri sistemi sanitari non sono sufficientemente preparati ad accogliere le specifiche richieste delle persone transgender; questa nuova realtà mette in crisi molti individui (tra cui alcuni membri del nostro Parlamento) legati a posizioni conservatrici di destra che continuano a rinnegare le persone trans o più in generale quelle appartenenti alla comunità LGBTQIA+.

Il fenomeno di TikTok e in particolare il caso legato alla transfobia è un esempio significativo di quanto i social network siano in grado di influenzare la vita reale delle persone, per questo per molti diventa sempre più difficile frequentarli. La vita virtuale ha sempre delle conseguenze su quella reale, ma dove finisce il “gioco”, cioè il dilettevole, e inizia la vita vera?

Il mondo di Internet dovrebbe essere concepito come un megafono con cui si comunicano informazioni e pensieri a tutte le persone che frequentano la rete, non dovrebbe essere concepito come una piattaforma dove si discriminano, bullizzano o emarginano gli altri utenti.

Molte volte si parte da affermazioni innocenti o non intenzionali, come per esempio il caso della transfobia che abbiamo affrontato prima, ma ciò può provocare forti reazioni di dissenso dalle persone che si sono sentite prese in causa.

Talvolta, la forse troppa libertà che abbiamo conquistato ci si rivolta contro facendoci sentire autorizzati ad insultare, mancare di rispetto (anche se inconsapevolmente) e a comportarci con eccessivo arbitrio senza pensare a chi c’è dall’altra parte dello schermo.