Gli scenari per il mondo dell’educazione post-Coronavirus: intervista ad Andrea Morniroli

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di Ygnazia Cigna ed Edoardo Petricca

Bambini e adolescenti sono stati tra gli invisibili della pandemia, ma diverse organizzazioni educative hanno fatto rete per colmare questa mancata attenzione. Hanno redatto il documento EducAzioni assieme ad una lettera aperta – sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – rivolta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, pubblicati il 17 giugno.

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, insieme alla Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, alla Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti e al Vice-Ministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni, il 6 luglio hanno incontrato una delegazione delle nove reti firmatarie del documento EducAzioni.

Andrea Morniroli da più di trent’anni si occupa di politiche e azioni di welfare a livello locale e nazionale ed è coordinatore dello staff del Forum Disuguaglianze Diversità, una delle reti promotrici della lettera e del documento EducAzioni. Gli chiediamo gli scenari che si prospettano per le politiche che riguardano il mondo dell’educazione dopo l’incontro che c’è stato con il presidente Conte.

Come si è sviluppato l’incontro tra la delegazione delle reti firmatarie e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte?
L’incontro si è tenuto in un clima serio, positivo e formale. Oltre al Presidente del Consiglio Conte, hanno presenziato la Ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, la Ministra per le pari opportunità Elena Bonetti e il Sottosegretario Stefano Buffagni, dimostrandoci così attenzione. Il Presidente Conte ha iniziato l’incontro affermando che era consapevole che noi stavamo proponendo una strategia di azione, non dei provvedimenti tecnici. È importante sottolineare che i nostri interventi, che hanno trattato i punti del documento educAzioni, non sono stati fatti per conto della propria associazione, ma tutti con solo nome e cognome. C’era un clima molto unitario. Il Presidente vede questo momento come un’opportunità, in cui non tagliare, ma investire con intelligenza. Sente la necessità di un piano organico e, in questa direzione, ha già dato mandato di continuare la discussone con noi alla Ministra Azzolina, che ci ha convocati per il 23 luglio prossimo.

Con la pubblicazione del documento EducAzioni avete ricevuto l’appoggio ulteriore di altre associazioni?
La cosa sta girando. Le reti nazionali sono quasi tutte firmatarie, per cui gli appoggi che abbiamo ricevuto vengono per lo più da reti più piccole, che sono comunque fondamentali. In questo progetto sono coinvolti più di quattrocento enti. “Ho capito che avete fatto sistema per chiedere sistema” ci ha detto la Ministra Elena Bonetti.

Il Presidente Conte vi ha invitato a svolgere una definizione progettuale. Chi sarà coinvolto in questa fase?
Per l’incontro del 23 luglio stiamo preparando una delegazione più corposa rispetto a quella che ha incontrato il Presidente Conte. Circa 15-20 persone, selezionate esclusivamente in base alle competenze necessarie per affrontare le tematiche in gioco.

Quali sono le azioni che state intraprendendo dopo l’incontro con il Presidente Conte?
Abbiamo avuto un incontro con un gruppo parlamentare composto da circa quaranta deputati, sia di maggioranza che di opposizione. Stiamo ragionando su un documento per la definizione di un buon patto educativo di comunità, concetto usato spesso ma che, senza una chiara definizione, può voler dire tutto e il contrario di tutto. Può essere, in alcune scuole, un patto virtuoso che garantisca inclusione e tutela, mentre in altri istituti può significare anche esclusione degli studenti più fragili.

Quali scenari si prospettano per il mondo dell’educazione post-Coronavirus?
Dalle crisi così dure si può uscire più forti e con un rinnovamento, anche grazie all’uso delle nuove tecnologie, ma allo stesso modo se ne può uscire distrutti. Per ora non me la sento di appendere uno striscione al balcone con su scritto “andrà tutto bene”. Occorre presidiare i luoghi di discussione e monitorare la situazione. Dopo un primo momento in cui sembrava essersi diffusa la consapevolezza che le cose non andassero bene già prima della pandemia, adesso sembra che la gente cerchi un ritorno alla normalità ancora più forte.