I giovani e l’ambiente. «Serve partecipazione»: intervista ad Angelo Minelli

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I giovani e l’ambiente. Abbiamo incontrato il giovane volontario dell’associazione Cives et civitas di Battipaglia che si batte per difendere la vocazione agroalimentare locale del territorio.

Angelo Minelli, classe 1989, si è laureato in Scienze politiche, indirizzo Politiche, Istituzioni e Territorio. Da ormai 10 anni è un attivista per le politiche ambientali e attualmente opera nella Consulta permanente sull’ambiente del comune di Battipaglia. Si tratta di un organo consultivo e propositivo che comprende sia semplici cittadini sia esperti ambientali.

In questi anni Angelo ha approfondito svariate problematiche urbane locali, dal punto di vista del governo territoriale. Oltre alla Consulta, Angelo opera anche in Cives et civitas, uno dei movimenti ambientalisti più attivi dell’area. L’associazione nasce come studio legale e in questi anni ha portato avanti varie azioni, tra cui ad esempio il ricorso contro l’ampliamento dello STIR (Stabilimento di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti) locale.

Cives et civitas non è, però, contro le strutture di smaltimento di rifiuti a priori. Residenti e associati sanno bene che la sostenibilità parte dall’utilizzo dei rifiuti come risorse da riciclare. Ciò che chiedono, però, in linea con la visione dell’UE stessa, è che ci siano solo piccoli impianti di prossimità che rendano ogni territorio autonomo, piuttosto che impianti giganteschi, che spesso portano avanti una gestione illecita dei rifiuti. Con piccoli impianti di prossimità la qualità dei rifiuti migliorerebbe, ci sarebbero più controlli, ed un minore impatto ambientale. Attualmente una serie di conflitti d’interesse fa sì che la proposta non si riesca a realizzare. 

Oltre alla questione rifiuti, Cives et civitas è in prima linea per la lotta alle problematiche ambientali da tutti i punti di vista, come spiega Angelo in questa intervista.

Iniziamo con una panoramica generale

Negli ultimi quattro anni, a Battipaglia c’è stata una serie di miasmi, presumibilmente causata da una cattiva gestione da parte degli apparati industriali degli impianti di STIR (Stabilimento di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti, ndr), l’impianto di compostaggio ai confini tra Eboli e Battipaglia. Il tutto avviene a ridosso del centro urbano, con ovvie ripercussioni sui residenti. Per questo motivo, la prima grande mobilitazione cittadina è avvenuta nel 2016, dopodiché è nato il movimento ambientale di Battipaglia. Più avanti si è scoperto che molti impianti industriali presenti nel Comune non sono a norma, e che alcuni, non regolarmente registrati, scaricano rifiuti in maniera illecita. In pratica, è evidente che l’elenco degli impianti che si occupano della gestione dei rifiuti nella regione Campania sia incompleto. In sostanza, però, i problemi sono due: primo, non si sa quanti e quali impianti siano presenti sul territorio; secondo, la maggior parte di quelli conosciuti sono stati esonerati dalla Regione Campania dall’effettuare la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale).​ Tale valutazione è obbligatoria per legge per le attività ad alto impatto ambientale, come la lavorazione dei rifiuti.

Teoricamente, ogni azienda deve eseguire delle pratiche ambientali obbligatorie ma esistono, all’interno della legge, delle scappatoie che permettono di evitarle, come il cosiddetto esonero motivato. Per farla breve, non tutte le aziende hanno tutte le carte a posto.

C’è un evento specifico, tra i tanti, di cui vorresti parlare?

Sì, ad esempio, il 12 settembre 2019, c’è stato un grande incendio all’interno di MGM, un impianto per la lavorazione di pneumatici. Ha continuato a bruciare e a fare fumo per più di un mese da allora. Si è poi scoperto che l’incendio ha causato livelli troppo elevati di diossina. Anche in questo caso la compagnia era stata esonerata dalla valutazione di impatto ambientale.

E poi? Qualcuno è intervenuto?

Prima del disastro ambientale, l’associazione Cives et Civitas, che si occupa della tutela dei diritti del cittadino e di cui faccio parte, ha denunciato l’assenza del Comune alla conferenza dei servizi svoltasi prima dell’insediamento di MGM, durante la quale avrebbe dovuto eseguire un assestamento tecnico. Non è la prima volta che il Comune è assente durante operazioni di questo tipo. Questa azienda in particolare, MGM, è anche situata vicino a una scuola elementare, e i bambini che la frequentano hanno respirato livelli anomali di diossina per via di braci e fumi che sono rimasti nell’aria per mesi dopo l’incendio.

Quello dell’incendio del settembre 2019 è stato un caso isolato a Battipaglia?

No, purtroppo. Ad esempio, ce n’è stato un altro nel 2010 presso la New Rigeneral Plast, azienda che si occupava di rifiuti plastici. Nel 2017, poi, la stessa azienda, sotto il nome di Sele ambiente, ha preso nuovamente fuoco. Nel giugno 2018 ha poi preso fuoco la Nappi Sud. Questi incendi avvengono sempre o di mattina molto presto o di notte. In molte aziende non ci sono telecamere e in alcuni casi addirittura mancano le misure necessarie per prevenire gli incendi.

E la legge non si mobilita quando avvengono fatti di questo tipo?

In genere vengono avviate delle procedure, che però procedono estremamente a rilento. Ogni tanto però qualcosa si muove: ad esempio, la Palmeco è stata messa sotto sequestro nel 2018 per stoccaggio di rifiuti non autorizzati, la VARI METAL, èstatasequestrata nello stesso anno per aver scaricato acque reflue industriali contaminate da rifiuti.

Qual è l’impatto ambientale sul breve e lungo termine di questi incendi sull’ambiente e sulla vita del cittadino? Ci sono delle stime attendibili in merito?

È difficile dare una risposta precisa. L’ISDE Italia, Associazione Medici per l’Ambiente, ha tentato di fare una stima dei danni alla salute dei cittadini causati dagli incendi. Non avendo però dei registri aggiornati delle aziende presenti sul territorio, in quanto vengono aggiornati solo ogni 10 anni, è difficile stimare con precisione l’inquinamento prodotto e, di conseguenza, i pericoli per la salute dei residenti. Sicuramente un fattore di rischio per la salute è causato dall’assenza di bonifiche sul territorio. Ad esempio, a Battipaglia c’è una discarica abusiva, in località Serroni Alto, che raccoglie circa 300’000 tonnellate di rifiuti speciali, causando danni al suolo e alla qualità dell’acqua. Sono stati stanziati dei fondi per bonificare l’area ma per ora la situazione non si è mossa. Ci sarebbe tanto da dire in merito, la gente qui dorme con le finestre chiuse per necessità.

Ci sono altre problematiche gravi dal punto di vista ambientale nel Comune di Battipaglia?

Sfortunatamente, sì.​Esiste l’annosa questione della vocazione del territorio che, oltre a non essere assecondata, è ostacolata dalla presenza di aziende per la gestione di rifiuti. Gli impianti non a norma, oltre ad occupare spazio, danneggiano con l’inquinamento i terreni e le acque. Una grande percentuale del PIL nella piana del Sele deriva dai beni agroalimentari, primo su tutti la mozzarella di bufala. Queste due industrie non possono coesistere, non in questo modo. Non è solo la vocazione locale a rimetterci, sono le tradizioni stesse.

Perché, allora, non si interviene per risolvere?

Il problema è che esiste un conflitto d’interesse. Cives et civitas e altre associazioni locali si stanno battendo per mettere l’industria alimentare al primo posto. I comuni, però, sono restii a riconoscere questa vocazione agricola, spesso per interessi personali: molti politici non vogliono danneggiare gli importanti imprenditori che operano nel settore dello smaltimento di rifiuti sul territorio, anche se essi non operano in piena trasparenza.

Quello ambientale è un problema radicato e diffuso, perciò le azioni in merito devono coinvolgere tutti. Se i cittadini si fanno sentire manifestando, il controllo sociale aumenta e, auspicabilmente, aumenta anche la qualità della vita. L’obiettivo dovrebbe sempre essere quello di avvicinare la gente alle istituzioni, anche per combattere la diffusa sfiducia in esse. Contribuiscono all’associazione anche vari esperti, tra cui ingegneri ambientali, medici per l’ambiente, eccetera. Ci sono voluti anni per organizzare il tutto e adesso le attività fervono perché le questioni, sia vecchie che nuove, continuano a riproporsi. Tutti questi problemi fanno sì che la gente non si riposi mai, non abbassi mai la guardia.

Cosa mi dici dello stato delle acque di Battipaglia?

Anche qui c’è qualcosa di cui parlare. Per alcuni mesi ogni anno è vietata la balneazione nel comune, che si trova appunto sulla costa. Questo perché il mare, in quella zona e in alcuni periodi dell’anno, provoca sfoghi cutanei ed eritemi, il tutto per via degli scarichi industriali non a norma. C’è poi il problema delle falde acquifere: due pozzi d’acqua su quattordici a Battipaglia sono inquinati. Stessa cosa vale per il fiume Tusciano. L’amministrazione locale fa la voce grossa ma non interviene in maniera concreta.

Cosa ti ha spinto a occuparti di attivismo inizialmente? Come è nato l’interesse per i problemi di Battipaglia?

Io vengo da un piccolo comune del Cilento, in alta montagna, dove l’inquinamento è minimo. Quando sono venuto a Battipaglia ho subito notato la differenza. Ciò non mi ha però reso automaticamente un ambientalista. Quello è arrivato dopo, nel vedere che la gente stava male, nel venire a sapere di ragazzi che si ammalavano di tumore. Per questo ho deciso di approfondire il tema e sono diventato ambientalista. Mi sono sentito in dovere di farlo. Per noi e per le future generazioni. Quando vedi certe cose è davvero difficile voltare le spalle.

Volevo sapere se, e in caso, quanto, sei soddisfatto della situazione attuale. Sia a Battipaglia che in Italia in generale.

Qualche piccolo risultato è arrivato, ma non basta, neanche lontanamente. Il movimento locale della Piana del Sele si sente anche parte di un movimento globale nella sua missione. Non ci limitiamo a pretendere l’aria pulita, ci dedichiamo anche a studiare come fare per averla, senza comunque dimenticare l’importanza dell’industria e del lavoro. Industria e salute a volte vanno in conflitto, e il nostro obiettivo è conciliare le due cose. Questo modello industriale va cambiato, perché salute e ambiente restino sempre la priorità. Deve comunque essere la nostra economia ad adattarsi alle esigenze della sostenibilità ambientale, non il contrario. Sarebbe un paradosso. Questo è quello che chiediamo, e per questo raccogliamo costantemente competenza e professionalità da vari campi per raggiungere l’obiettivo e trovare soluzioni.

Cosa può fare il cittadino comune per contribuire, se può?

Certo che può. Secondo noi è importantissimo che il cittadino si agganci alla rete locale e quando possibile facciamo sì che accada, perché lo stesso professionista esperto nel settore, da solo, non può fare nulla. La nostra forza deriva proprio dalla coesione e dall’essere in tanti. Il cittadino che vuole partecipare al movimento può iniziare contattando la nostra consulta, informandosi sulle varie associazioni presenti, e partecipando alle assemblee. Io stesso ho proposto, di recente, di creare una piattaforma virtuale dove i residenti possano segnalare la presenza di rifiuti, miasmi, discariche e problemi affini. Gli strumenti ci sono, e sono per tutti. Il punto di vista del cittadino va sempre preso in considerazione quando si parla di ambiente, anche se non è un esperto. Tutte le testimonianze, le prove, e i pareri hanno un peso. Adesso per mettersi in contatto con il Comune basta andare sul sito. C’è bisogno di maggiore partecipazione, perché l’ambiente lo richiede. La partecipazione, dopotutto, è anche democrazia. E garante di trasparenza.

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