Ri-generazione scolastica

› Scritto da

Ogni sistema educativo di istruzione e formazione ha il compito non solo di istruire l’allievo ma di educarlo alla vita attiva in società che si rappresenta anche nella conoscenza delle difficoltà presenti nel nostro ecosistema.

Proprio per questo l’allora ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi elaborò il “Piano Ri-Generazione Scuola” che rientra fattivamente nell’insegnamento trasversale dell’educazione civica.

Tale piano non ha un ruolo vincolante e obbligatorio in senso stretto ma incentiva, nell’ottica del rispetto della autonomia funzionale delle istituzioni scolastiche l’approfondimento di tematiche ambientali attraverso la creazione di attività, studi ed esperienze che verranno in seguito condivise nell’apposito portale del ministero. In tal misura si realizza un altro fine proprio dell’educare: la condivisione di buone pratiche che rispecchiano diversi modi di agire e differenti strategie atte a valorizzare il territorio di appartenenza.

Una bella camminata svolta da qualche studente dell’Aspromonte si può conciliare, ad esempio, con l’effettuare esercizi di funambolismo nei boschi veneti.

Creare una rete di istituzioni scolastiche unite in questa ottica è anche un elemento di unità nazionale, principio costituzionale che tuttavia non rinuncia a mettere in evidenza le specificità di ogni Regione e luogo d’Italia. Uniti nella diversità.

Il piano cerca di essere il grande “libro bianco” del sistema scolastico italiano per attuare gli obiettivi dell’agenda 2030 dell’ONU (Sustainable, developments goals) e intende valorizzare, mettere a sistema ed implementare i progetti e le attività già poste in essere nelle scuole e offrire un vasto repertorio di strumenti e di risorse, che le scuole potranno utilizzare per sviluppare le progettualità sui temi collegati allo sviluppo sostenibile.

“Agenda 2030” e le nostre scuole stanno concretamente dialogando attraverso l’insegnamento obbligatorio di educazione civica. Gli insegnanti personalizzano le loro progettazioni didattiche lasciando ampio spazio per l’approfondimento di uno/due obiettivi dell’agenda. Ovviamente molte scuole sviluppano l’obiettivo di “Istruzione di qualità”, ma non solo. C’è chi, come abbiamo documentato nell’esperienza di Trieste, ha organizzato una vera e propria gita fuori porta per visitare gli stand della “Insieme per gli Sdgs”. Un bel modo interattivo di giocare con le parole dell’ambiente e immergersi nella conoscenza generale di che cosa sono gli obiettivi dell’Agenda.

Il ministero ha anche siglato dichiarazioni di intenti con i comandi forestali per visite guidate nei parchi che sono stati confiscati al crimine organizzato. Ben curati e ora accessibili al pubblico sono l’esempio di come il bene comune venga restituito alla comunità e mantenuto nel tempo. Qui c’è ampio spazio anche per piccole fattorie didattiche, ippoterapia e corsi sulla conoscenza della flora locale.

Le scuole, per dare efficacia a tale impegno, potranno – in fase di aggiornamento del Piano Triennale per l’offerta formativa – inserire nel curriculum di istituto le attività relative ai temi della transizione ecologica e culturale collegandole ai quattro pilastri ed agli obiettivi di Rigenerazione.

Quali sono i quattro pilastri?

Il piano intende valorizzare non solo i saperi ma anche i comportamenti (l’agito) di ogni componente della comunità educante. Comportamenti che si evidenziano anche in scelte politiche, tecniche e di quotidianità.

I quattro piani sono: rigenerazione dei saperi, rigenerazione dei comportamenti, rigenerazione delle infrastrutture e rigenerazione delle opportunità.

La “rigenerazione dei saperi” si sostanzia in attività educative rivolte a tutta la comunità educante (ivi comprese le famiglie). Tali attività saranno di tipo laboratoriale, esperienziali e interattive.

Potranno ovviamente svolgersi in un edificio scolastico ma anche altrove. L’idea di “fare scuola” fuori da scuola è un bel modo per concretizzare i “Patti di Comunità” fra istituzioni scolastici e società civile.

Ri-generare saperi significa dunque sporcarsi le mani. Qualche esempio? Il bosco a scuola, l’orto, passeggiate in parchi naturalistici. Attività che in tal misura concretizzano lo studio teorico (ad esempio di scienze) non per limitarlo e ridurlo solamente alla mera praticità ma per dare un senso alla domanda “Che senso ha studiare questo?”.

L’esperienza pratica deve poi sapersi ben conciliare con le caratteristiche morfologico-strutturali del luogo ove l’attività educativa viene esercitata. In una Scuola con un ampio giardino si potrà così fare tesoro di tale verde e costruirci un bell’orto. In tal senso i progetti PON finanziati con bandi del ministero consentono di costruire anche orti 4.0 con tecnologie avanzate.

Il secondo pilastro – “Rigenerazione dei comportamenti” – prevede la messa a regime di un insieme di attività formative e l’emanazione di linee guida per stimolare e indurre la comunità scolastica a comportamenti virtuosi volti a convertire le abitudini e gli stili di vita.

Come non citare la conoscenza e valorizzazione della dieta mediterranea e della cultura alimentare di ogni Regione, paese, contrada.

Ricordo un importante istituto alberghiero del Veneto che grazie al dirigente scolastico ha realizzato la “lotta contro lo spreco alimentare”. Ragazzi che cucinano con cuochi stellati prelibatezze senza sprecare assolutamente nessuna materia prima.

Altra bella strategia di ri-generazione dei comportamenti è la protezione dell’ambiente attraverso attività di sensibilizzazione e sempre di attività pratiche.

La raccolta dei tappi per riciclare la plastica; monitorare l’energia prodotta dai pannelli solari posti sul tetto della Scuola sono tutti esempi di come rendere attuale la valorizzazione del bene comune.

Cambiare modi di fare e di sapere non si può fare da soli e soprattutto in luoghi non adatti, non sicuri ed inidonei alla crescita degli adulti.

Rigenerazione delle infrastrutture fisiche e digitali” è il terzo, fondamentale, pilastro. Innanzitutto occorre definire quale è il luogo adatto, sicuro e idoneo alla crescita dell’allievo. Le Scuole devono essere belle da vedere. Affascinanti. Proprio per questo si sta procedendo assegnando (grazie ai famosi fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) progetti di costruzione di edifici scolastici da parte di architetti di chiara fama.

Nella storia del nostro Paese l’arte del progettare è caratteristica fondante, motivo per il quale non si deve non dimenticare che il bello è valorizzante e funzionale all’apprendimento.

Le scuole devono essere naturalmente sicure al massimo; grazie alle moderne tecnologie si può anche raggiungere l’obiettivo delle costruzioni nearly zero energy – energia quasi zero.

L’ultimo pilastro – “Rigenerazione delle opportunità” – ha una valenza soprattutto di innovazione ordinamentale da parte del legislatore: istituire nuovi indirizzi di studi è l’inizio di questa pratica di vicinanza agli studenti, alle loro nuove aspettative e soprattutto alle richieste dell’Unione Europea (vedasi ad esempio il concetto delle fechtschule tedesche).

L’Unione Europea oltre ad aver spinto moltissimo nei vari stati nazionali sull’adozione dell’insegnamento per competenze (Daniele io qui metterei un collegamento ipertestuale all’articolo) ora mira ad un secondo step: potenziare i percorsi formativi rendendoli adatti ad un impiego ben retribuito.

La formazione tecnica superiore, premiata dall’ISTAT come percorso che occupa circa l’85% dei frequentanti, verrà maggiormente finanziata e strutturata.

Dopo aver frequentato le “Scuole Medie” si potrà quindi iscriversi ad un Istituto Tecnico quadriennale, mettiamo ad esempio in ambito meccanico, e già a partire dal secondo anno effettuare dei tirocini in aziende che valorizzano quanto studiato in aula, con una maniacale attenzione alla sicurezza e con un regolare riconoscimento remunerativo.

In Lombardia sono molti anni che vengono sperimentati i quadriennali, con esito positivo. E’ ora quindi di mettere a sistema questa offerta formativa per poi garantire allo studente diplomato di iscriversi all’Istituto Tecnico Superiore.

Si tratta di un percorso di studi di due anni che rilascia un titolo di studio EQF V che mira a perfezionare il (in questo caso) Tecnico Superiore di Meccanica.

L’UE quindi finanzia massicciamente queste innovazioni ordinamentale in un’ottica tecnico-specialistica.

Ogni Stato membro dovrà poi conciliare queste indicazioni con le peculiarità delle proprie comunità. Per l’Italia il lavoro più impegnativo sarà riuscire a far lavorare l’amministrazione centrale ministeriale con le fondazioni a dipendenza regionale che amministrano gli ITS. Un lavoro che deve essere di “leale sinergia”, per usare le parole della Corte Costituzionale.