Cibo su due ruote

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La Lombardia è stata dichiarata “regione rossa” a partireda venerdì 6 novembre e per le prossime settimane non sarà possibile uscire di casa se non per le solite ragionevoli eccezioni che abbiamo letto tutti quanti.

Questa per me è un’occasione per rivedere le foto che ho scattato nelle ultime settimane in strada, specialmente dal 22 ottobre, la prima sera di coprifuoco in Lombardia, quando alle 23:00 o eri a casa, o avevi una giustificazione valida per essere fuori.

23 ottobre. A Milano piove. È presente quell’atmosfera tanto autunnale, pioggia inclusa, che rende molto bello il centro storico, specie se ci sono davvero poche persone in strada. Si percepisce un’aria di profonda intimità fino a quando, alle 21.30, si arriva in Piazza Sant’Alessandro, a quattro passi dal Duomo.

C’è qualcosa di diverso. In via Lupetta c’è un ristorante chiamato All’Antico Vinaio (probabilmente chi ha vissuto anche per mezza giornata Firenze, sa di che cosa si tratta: un ristorante moderatamente economico che propone come pietanza le schiacciate). Subito dopo la fine del lockdown, a maggio, All’Antico Vinaio ha aperto anche a Milano e generalmente si poteva vedere la fila, lunga anche una ventina di minuti, negli orari di punta.

La situazione che ho davanti, invece, è ben diversa: venti persone, di cui dieci in coda e altrettante che creano un “assembramento” di GPS e biciclette.

Di fronte a questa situazione provo un misto di sensazioni che passano dall’essere stupito all’essere rassegnato, incredulo, imbarazzato.

Il 31 ottobre e il 1° novembre Milano ha vissuto due serate caratterizzate dalla nebbia, soltanto nebbia. Camminando per City Life, una delle zone più ricche di negozi, vengo chiamato da un rider che mi chiede: “Sai dove si trova Cioccolati Italiani?”

Io rispondo, nel farlo guardo l’ora: sono le 21:30. Provo nuovamente le stesse sensazioni.

Il5 novembre è l’ultimo giorno di “libertà”. Ancora una volta sono le 21:30 e m i trovoin via Paolo Sarpi, meglio conosciuta come ChinaTown. Ancora una volta vedo un paio di rider impegnati a pedalare ma questa volta è diverso: sento ma non vedo. Sento alcuni clacson, campanelle, urla ma non vedo alcunché.

Affretto il passo, arrivo di fronte al Carrefour Express e la scena è quella di una folla di scatole cubiche, prive di colore, sulle spalle di uomini in bicicletta.

Nessuno pare felice della situazione attuale.

Chiedo a un rider che cosa stia succedendo, ottengo una risposta, poi un’altra: “Abbiamo firmato un contratto, ma non siamo felici. Scioperiamo”. “Ricorda, un’ora sono dieci centesimi.”

In queste ultime settimane per la mia fotografia serale, se avessi avuto bisogno di un passante, 9 volte su 10, si sarebbe trattato di una bicicletta con una scatola cubica alle spalle.

Una delle prime cose che ho appreso dai giochi d’azzardo è che più rischi, più la quantità di guadagno aumenta. Se guadagni.

E la vita di questi rider è un enorme gioco d’azzardo costituito da agenti atmosferici, contratti senza senso e pandemie in corso.

D’altro canto, sono consapevole del fatto che la ristorazione sia in una fase di crisi assoluta e vada sostenuta: l’ha detto anche Burger King nella sua brillante mossa di marketing. Ma siamo sicuri di volerla sostenere sulla pelle dei rider?