dalla parte giusta della storia

La legge sulla Cittadinanza italiana va riformata

› Scritto da

La legge che regola la cittadinanza in Italia è la 91 del 5 febbraio del 1992. Una legge che è totalmente anacronistica rispetto alla società attuale: formulata 29 anni fa, sostanzialmente non è stata cambiata.

La maggior parte di noi non si è dovuta porre il problema di come diventare cittadini italiani, per cui in pochi sanno cosa voglia dire davvero avere la cittadinanza e come ottenere questo status.

Ad oggi la cittadinanza italiana può essere ottenuta solo attraverso questi modi:
1) Per sangue (Juri Sanguinis): è cittadino italiano il discendente di cittadino italiano, senza limite generazionale, che soddisfa determinati requisiti.
2) Per matrimonio: chi si sposa con un cittadino italiano, acquisisce la cittadinanza, anche qui rispettando alcuni requisiti.
3) Per naturalizzazione: chi vive per 10 anni (5 se cittadino di uno stato comunitario) consecutivi in Italia, e soddisfa determinati requisiti di reddito, può richiedere la cittadinanza.
4) Per nascita, dopo i 18 anni: chi nasce in Italia da genitori stranieri, può richiedere la cittadinanza esclusivamente nell’anno successivo ai 18 anni.

Sebbene questi possano sembrare metodi agili e chiari, spesso la cittadinanza non viene riconosciuta per cavilli legali o per la lunga burocrazia (ci vogliono in media 5 – 6 anni per riceverla, dal momento che viene richiesta).
Insomma, in Italia ad oggi sono 5 milioni e 382 mila gli stranieri residenti, e più di 1 milione di questi aspetta la cittadinanza.

Il dibattito sulla Cittadinanza

In Parlamento sono depositate tre proposte di legge sull’argomento, l’ultima datata luglio 2018, mai essenzialmente discusse se non per strumentalizzazione politica.

A settembre dello scorso anno, il dibattito pubblico sulle procedure per diventare cittadini italiani si era acceso per il caso di Luis Suarez: il calciatore da 10 milioni a stagione aveva fatto richiesta di cittadinanza per matrimonio, poiché sua moglie, uruguaiana come lui, ha anche il passaporto italiano grazie a un nonno del Friuli.
Il caso Suarez aveva sollevato diverse polemiche proprio per la celerità della pratica (pochi mesi in confronto ai 5-6 anni standard) e per gli errori commessi dal calciatore del suo esame di lingua italiana B1 (esame obbligato introdotto dal decreto Salvini del 2018).

Inoltre, in questa ultima settimana, in occasione delle Olimpiadi, sono state tantissime le dichiarazioni legate a uno IUS SOLI sportivo: a oggi, i minorenni nati in Italia ma senza cittadinanza (che devono attendere al compimento dei 18 anni) non possono rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive.
Si è tornati nuovamente a parlare di IUS della cittadinanza, ottenuta per meriti, per fama (vi ricordate il caso di Khaby Lame?), un concetto strumentalizzato e abusato e che oramai è stato svuotato completamente di ogni significato.

La cittadinanza però non deve essere prerogativa di chi è famoso e ricco: è un diritto fondamentale che va riconosciuto, non è un merito o un privilegio!

La Campagna “Dalla parte giusta della storia”

C’è chi però sta chiedendo a gran voce una riforma della cittadinanza: una rete di attivisti e attiviste, raggruppati in associazioni o come individui, hanno dato il via alla campagna Dalla Parte Giusta della Storia” per rivendicare il riconoscimento di oltre un milione di giovani nati e/o cresciuti in Italia.

La campagna, lanciata ufficialmente il 1° luglio con un presidio a Montecitorio, verte su 4 punti fondamentali per una riforma della legge 91/92: innanzitutto, considerare la cittadinanza come un diritto garantito, e non una concessione dello Stato o del legislatore, come avviene attualmente.
Assicurare poi la cittadinanza per chi nasce in Italia, senza aspettare i 18 anni e senza limitazioni di tempo per la richiesta; garantire inoltre il diritto di cittadinanza a chi cresce in Italia e a chi vive in Italia, con tempi certi e senza limitarsi alla discrezione del legislatore.

Alle richieste della campagna non si accosta nessun tipo di “IUS” introdotto nelle precedenti proposte nel dibattito parlamentare, poiché è importante ribadire a gran voce che essere cittadino è un diritto e non un privilegio concesso dallo Stato.

Ci sono sempre state battaglie che hanno diviso le opinioni, per garantirci dei diritti a cui oggi è impossibile rinunciare.
Oggi possiamo di nuovo cambiare la storia, per fare dell’Italia un posto più giusto, ancora una volta.

https://dallapartegiustadellastoria.it/