Scuola, la voce degli studenti in piazza dopo le cariche di Torino

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I video delle manganellate agli studenti che protestavano a seguito dell’incidente che ha causato la morte di Lorenzo Parelli hanno concentrato l’attenzione pubblica sulle varie manifestazioni che venerdì scorso, il 28 gennaio, si sono tenute in più di venti città italiane. A Torino sono avvenuti gli scontri con più feriti, una ventina tra studenti e studentesse delle scuole superiori. Quello dell’alternanza scuola-lavoro, infatti, è un tema molto sentito, contestato dalle organizzazioni studentesche sin dalla sua introduzione. Lo dimostra, tra gli altri avvenimenti, l’occupazione del Liceo Gioberti di Torino.

Per avere una cognizione più chiara degli avvenimenti abbiamo intervistato Federico Bernardini, studente del Liceo Porporato di Pinerolo e Presidente della Consulta Provinciale di Torino, eletto con una lista del Fronte della Gioventù Comunista.

Quali sono i motivi per cui venerdì eravate a protestare?
Siamo scesi in piazza per la morte di uno studente di soli 18 anni in un progetto di stage organizzato dalla scuola. Per noi è inaccettabile che uno studente possa morire in alternanza e purtroppo ci siamo resi conto che non poteva essere che una questione di tempo vista l’insicurezza dei posti di lavoro – dove ogni giorno muoiono circa 3 lavoratori, 1404 nel 2021 -, in una vera e propria strage in nome del profitto. Siamo quindi scesi in piazza per chiedere sicurezza sui posti di lavoro come in classe, un salario in alternanza e commissioni paritetiche per il PCTO dove il voto degli studenti sia decisivo per decidere sui progetti da svolgere e che monitori la sicurezza

Tu ti trovavi in piazza a Torino, che ha fatto notizia per gli scontri avvenuti con la polizia. Il questore di Torino in un’intervista ha dichiarato che “avete messo le mani addosso alle divise”. Com’è andata dal vostro punto di vista?
Non penso sia tanto una questione di punti di vista, non ci sono due versioni. L’unica cosa che conta è quello che è successo, ed è successo che la polizia ha caricato senza un’adeguata motivazione, a freddo, dei ragazzini dai 14 ai 18 anni che volevano solo protestare per la morte di un loro coetaneo.

Quando ci sono situazioni del genere, i media o lo stesso questore parlano, generalizzando, di “antagonisti” che cercano solo lo scontro e le provocazioni alla polizia senza particolari motivazioni. Com’era composta la piazza di Torino?
Ho sentito parlare molto degli “antagonisti”, sembrano essere la grande scusa quando ci sono degli scontri. Quando ci si rende conto che la polizia ha commesso un errore (oggettivo e documentato) caricando dei ragazzini ci si giustifica dicendo che in piazza non c’erano solo studenti ma appunto questi famosi e spettrali “antagonisti”, che compaiono per provocare gli scontri e spesso spariscono subito dopo. A Torino eravamo tanti, tante facce diverse e tante idee diverse, è vero. Ma eravamo tutti lì, tutti disarmati e pacifici, per manifestare per la morte di un ragazzo, per chiedere sicurezza. Niente di più, niente di meno.

Come rispondi alle critiche mosse contro le varie manifestazioni organizzate in quella giornata in merito all’aver fatto speculazioni sulla morte di Lorenzo per andare contro l’alternanza scuola lavoro e fare disordini?
Non ci sono state speculazioni. La morte di uno studente è un fatto gravissimo che ci impone di porci degli interrogativi: Sono sicuri i luoghi di stage? E’ giusto e utile fare alternanza così giovani? I corsi di sicurezza sono svolti in tutte le scuole con l’attenzione necessaria?
Chi non si vuole fare queste domande e chi ha mosso queste accuse o non vuole porsi queste domande per pregiudizio o pigrizia o peggio ancora non vuole che vengano proprio poste in generale e che non si metta in dubbio l’alternanza.

Era da tempo che non si vedevano manifestazioni del genere con protagonisti gli studenti delle superiori a fare la voce grossa. Credi che possa essere l’inizio a una nuova stagione di proteste da una generazione che viene dai due anni di scuola con tutte le problematiche legate alla pandemia?
Sicuramente c’è tanta insofferenza per le attuali condizioni in cui versiamo. Non ho una palla di vetro sottomano da poter consultare per predire il futuro, quindi mi accontento di dire che è nostra intenzione ricreare una nuova stagione di lotta. Lotta che non si fermi alla nostra generazione ma che si allarghi anche a quelle dei nostri padri e madri lavoratori e lavoratrici. Solo così possiamo sperare che alle nostre proteste segua un cambiamento materiale della società

Come pensate di portare avanti le vostre ragioni in merito all’alternanza e alla situazione scolastica?
Noi abbiamo passato molto tempo ai tavoli con Regione, ispettori regionali, Prefettura, Città Metropolitana e Comune. Ogni volta questi enti si rimbalzavano le responsabilità a vicenda. Mi sono trovato a tavoli in cui mi si è detto esplicitamente da un ispettore regionale che: “No, non daremo agli studenti le commissioni paritetiche e non abbiamo intenzione di darvi una mano per ottenerle”. Al Liceo Morgagni hanno ottenuto queste commissioni con una occupazione. Noi vogliamo queste commissioni e tutti i punti rivendicati, se non ci daranno ascolto ai tavoli continueremo a ritrovarci nelle piazze e sulle strade della città.