L’Ungheria di Orbán ai tempi del Coronavirus

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L’Ungheria di Orbán ai tempi del Coronavirus si trova ad affrontare una duplice emergenza. Da una parte il virus. Dall’altra l’approvazione da parte del Parlamento di una legge che concede pieni poteri al primo ministro.

30 marzo 2020. Sospensione del Parlamento, possibilità di violare alcune delle leggi in vigore, pene per i giornalisti che riportano notizie false o non accurate riguardo al virus e per coloro che violano le regolamentazioni di quarantena e autoisolamento. Senza possibilità di elezioni o referendum. Senza limiti temporali.

137 voti a favore, 53 contrari e 9 astenuti.

Ma come siamo arrivati fin qui?

Dopo il primo governo 1998-2002, a capo del partito “Fidesz – Unione Civica Ungherese”, la carriera politica di Victor Orbán non si è fermata. Leader dell’opposizione durante il periodo a guida socialista di Ferenc Gyurcsány. Rieletto nel 2010, è ancora oggi primo ministro dell’Ungheria.

Tra i passi fondamentali è importante sottolineare l’entrata in vigore nel 2013 di una nuova Costituzione. Libertà di espressione e di opinione limitate se feriscono “la dignità della nazione ungherese”. Ridefinito il significato di famiglia con l’esclusione di coppie non sposate, senza figli o omosessuali. Infine, l’obbligo per gli studenti di rimanere nel paese dopo la laurea per un periodo equivalente almeno alla durata del corso di laurea stesso.

Nel 2010 era già stato istituito il Consiglio per i media attraverso cui l’editoria pubblica è diventata solamente un mezzo di propaganda. Chiusi tutti i quotidiani di opposizione come Nepszabadsag, Magyar Nemzet e la radio Lanchid. È stata istituita una tassa sulla raccolta pubblicitaria di tv, radio, giornali e siti internet per colpire principalmente Rtl Klub, canale televisivo non governativo, appartenente al gruppo tedesco Bertelsmann.

Nel 2015 per fronteggiare la crisi migratoria sulla rotta balcanica viene dichiarato lo stato di emergenza in due province del sud ed eretto il cosiddetto muro di separazione al confine tra la Serbia e l’Ungheria. La politica migratoria di Orban ha l’obiettivo di preservare la sovranità nazionale, tenendo fuori dai propri confini tutto ciò che potrebbe contaminarla.

Anche la salute dei cittadini ne ha risentito. Trattamenti medici per sconfiggere il cancro sono stati negati a persone con età superiore ai 75 anni. (Da “Hungary is Lost”, articolo comparso sul giornale tedesco “Zeit” sotto lo pseudonimo Beda Magyar)

Infine, è il divieto di insegnamento degli studi di genere uno degli ultimi provvedimenti presi nel 2018. Sono proibiti studi accademici e universitari sulla teoria gender e dibattiti su unioni che non siano eterosessuali.

3 aprile 2020. Vengono negati i diritti alla comunità LGBT.

“Cambiare il proprio sesso biologico è impossibile, i caratteri sessuali primari e le caratteristiche cromosomiche sono immutabili e non possono essere modificate da nessun ufficio di registro dello Stato civile magiaro” questo ciò che viene riportato sul testo di legge.

La prima conseguenza è l’impossibilità di registrare il nuovo sesso su registro civile, carta d’identità, passaporto e altri documenti. Negando l’esistenza dei membri della comunità lgbt. Negando loro la possibilità di far parte di un’unione etero, senza poter accedere ai benefici per le famiglie. Schedati e esclusi dalla società.

Affinché l’emergenza non diventi terreno fertile per derive autoritarie noi continuiamo a informarci, a discutere e a raccontare la realtà che ci circonda.

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