Lo status sociale esiste ancora? Come la società ci divide in ordine di priorità vaccinale

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Il vaccino sembra dividerci di nuovo, come d’altronde è sempre stato nella storia. L’esercito, i sacerdoti e gli schiavi. Ognuno appartenente a una categoria. Ognuno diviso dall’altro. Divisione in base al reddito, in base alla professione o in base allo status sociale. Cognomi rinomati, possedimenti appariscenti e il sangue puro.

Divisioni. Viviamo in un mondo che ci divide in classi sociali. L’ascesa è complicata e l’ascensore sociale spesso non funziona. Nel 2021 siamo ancora una volta divisi: l’ordine di priorità. “Chi per primo deve avere la somministrazione del Vaccino?”

A questo quesito risponde il Piano vaccini anti Covid-19, avviato nel dicembre 2020 in Italia, così come negli altri paesi europei: uniti per combattere il virus. Lo chiarisce il Piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 – Decreto 2 gennaio 2021 – presentato al Parlamento dal Ministro della Salute Roberto Speranza. Elaborato dal ministero della Salute, dal Commissario Straordinario per l’Emergenza, dall’Istituto Superiore di Sanità, da Agenas e da Aifa. Ha fatto seguito la campagna vaccinale, quella primula diventata metafora dell’Italia che rinasce.

Nella fase iniziale priorità agli operatori sanitari e sociosanitari, ai residenti e al personale delle Rsa per anziani. Coloro che sono stati colpiti in primis per il loro impegno in prima linea. E poi?

I lavoratori essenziali, gli insegnanti, i grandi della politica e gli anziani. Gli anziani sono stati i primi – dopo i medici e gli infermieri – a essere vaccinati in Italia: fasce fragili e meno resistenti.

La società globale del nostro secolo ci divide in ordine di priorità. Non più caste, non più purezza o l’essere intoccabili, ma la percentuale di rischio o la priorità del proprio ruolo nella società. Questo conta. “Priorità alla scuola” dirà qualcuno: l’educazione è fondamentale in un paese civilizzato, lo dice pure la Costituzione. “Al primo posto l’economia”: senza soldi non andiamo avanti, retrocediamo, non è sostenibile l’ennesima crisi. “E gli anziani?” aggiungerà qualcun altro: devono essere loro la nostra priorità, sono i più fragili. “I lavoratori essenziali fanno andare avanti questo paese: non possiamo permetterci di lasciarli indietro”. E così via, le classi più deboli, i detenuti e i medici con gli infermieri.

Dimenticandoci però dei giovani, degli studenti e dei bambini.

Che fine hanno fatto nel nostro ordine delle priorità? Che fine ha fatto il futuro nel nostro ordine delle priorità?