L’Europa e il Recovery fund (visto dai giovani)

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Il 22 luglio scorsi il Recovery Fund è stato approvato: un accordo da 750 miliardi di euro che i leader dell’Unione Europea hanno previsto per limitare gli effetti economici della pandemia di coronavirus.

La trattativa è durata quattro giorni, alla fine della quale i ventisette membri hanno previsto 360 miliardi di prestiti (a basso interesse) e 390 miliardi in sussidi.

Secondo la ripartizione all’Italia spettano 209 miliardi di euro, un pacchetto ben superiore alla proposta della Commisione europea che, a maggio, voleva destinare all’Italia 173 miliardi. “Siamo soddisfatti: abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso e adeguato alla crisi che stiamo vivendo” commenta il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in conferenza stampa. Un negoziato lungo e controverso che è iniziato venerdì scorso a Nizza e che ha visto l’alba di una decisione storica solo stamattina alle 5,23 contornata di stanchezza. “Un giorno storico per l’Europa” ha affermato il presidente francese Emmanuel Macron, in cui l’Unione cambia le sue politiche economiche in un vertice record per lunghezza. Grande entusiasmo anche dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michael, che su Twitter ha annunciato “deal! ce l’abbiamo fatta, l’Europa è più forte e unita”.

Il presidente Conte ha sottolineato la necessità di partire subito a lavorare e la costituzione di una task force sul Piano di Rilancio. Tutti i punti delicati della trattativa hanno trovato un accordo nella notte, i piani presentati dai Paesi membri saranno sottoposti al voto a maggioranza qualificata del Consiglio in base alle proposte della Commissione, ma anche viene confermato l’ammontare di finanziamenti previsto dal Next Generation UE.

Per convincere i cinque “frugali” – Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia – è stato però necessario, dopo veri e propri bracci di ferro, rivedere il rapporto tra trasferimenti e prestiti a vantaggio di questi Paesi. Questo è stato un punto cardine delle trattative senza il quale probabilmente non si sarebbe arrivati a questa decisione così importante e significativa per l’identità dell’Europa.

Mentre però l’entusiasmo per la sigla di questo accordo storico cresce, preoccupano i tagli agli investimenti per le iniziative Erasmus+, Europa Creativa e Corpo Europeo di Solidarietà resi noti nell’ultima seduta plenaria del Parlamento Europeo. In totale i tagli ammontano a circa sei miliardi di euro in politiche che interessano il mondo giovanile. Risulta preoccupante quindi che per l’Europa non sia prioritario in questo momento l’investimento su cultura e giovani che hanno subito, in tutti i paesi, una grave crisi. La speranza è che questo accordo porti però all’elaborazione e realizzazione di piani nazionali che rilancino tutto il settore culturale e giovanile messo a dura prova in questi mesi di emergenza sanitaria, e si dimostri così che, per una volta, si hanno a cuore i giovani e la cultura.

Ancora una volta, come già affermato nella nostra lettera al Presidente Conte, riteniamo importante considerare la voce dei giovani, aiutarci nel nostro progresso e investire sul nostro presente per poter iniziare oggi a creare un futuro migliore.