“Eppure la democrazia c’è”, il fermento sociale: l’esperienza di cittadinanza attiva di Save the Children

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“Abbiamo 60 giorni per trasformare quel piano di ripartenza e resilienza che è il NextGenerationEU, pieno di parole giuste o concetti vecchi a seconda di come lo guardi, per dargli vita”: così Fabrizio Barca, statistico ed economista, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, inizia a rispondere alle domande della redazione di Change the Future. Sofia Torlontano, Federico Brignacca, Vera Lazzaro e Federica Mangano sono stati tra gli ospiti della 14° giornata di “OpenForumDD”, a tema “Potere delle PA. Per un rinnovamento che parta dalle nuove generazioni”, moderato da Sabina De Luca.

Durante il loro intervento “Eppure la democrazia c’è, il fermento sociale” hanno parlato a nome del Movimento Giovani per Save the Children, presentando il progetto Change the Future e approfondendo alcuni dei temi più importanti per la redazione.

Ha iniziato Sofia, parlando di ambiente, giustizia climatica e intergenerazionale. Dal movimento Fridays for Future all’evento Focsiv che ci ha visto protagonisti, ha parlato di attivismo ambientale: “Quello che vogliamo noi giovani è smettere di dover fare advocacy, vogliamo essere ascoltati. Siamo pronti a fare delle rinunce e cambiare il nostro stile di vita, l’abbiamo dimostrato. Quello che ci piacerebbe è che non ci guardassero più da lontano, vogliamo essere presi sul serio e che il cambiamento parta da ora”.

Federica si è concentrata sulla scuola, parlando delle mille opportunità di cui la nostra “generazione Erasmus” ha goduto fino a poco fa e delle difficoltà enormi che invece stiamo affrontando oggi con la sospensione della scuola in presenza e la didattica a distanza. “La scuola è un tema fondamentale, è un laboratorio di democrazia e partecipazione. È fondamentale per fare sentire la nostra voce, per essere davvero presenti nella nostra società, per immaginare un futuro diverso. E questo lo si può fare solo uniti, attraverso la partecipazione giovanile”.

E partendo dalla didattica a distanza, dalle disuguaglianze sociali che questa sottolinea, è intervenuta Vera, che si è poi concentrata sui vari movimenti giovanili che negli ultimi anni hanno protestato contro le discriminazioni, il razzismo istituzionale, la mancanza di giustizia climatica e generazionale. “Questa generazione non vuole solo chiedere cambiamento, vuole essere il cambiamento, lo vediamo in tutte le manifestazioni di questi ultimi anni. Come redazione stiamo cercando di dare voce a loro, aitantissimi ragazzi che vogliono fare parte di un cambiamento tangibile”.

Da ambiente a giustizia intergenerazionale, da scuola a disuguaglianze e privilegi, il filo rosso che ha connesso tutti i temi è stato quello della partecipazione giovanile. Se pensiamo a Fridays for Future o Extinction Rebellion, a Black Lives Matter o al più piccolo e recente Priorità alla Scuola, nell’ultimo periodo sono stati numerosi i movimenti giovani che nelle piazze e sui social hanno chiesto a gran voce di essere tenuti in considerazione nei calcoli e nelle scelte dei decisori politici. Che hanno preteso di lasciare un’impronta sul presente e non solo un incerto, lontano, futuro.

“Lo slogan di Change the Future è: diamo voce al cambiamento,” ha sottolineato Federico Brignacca. “Per questo abbiamo deciso di attivarci nella politica intesa come bene comune. Durante il lockdown, mentre come redazione raccontavamo le diverse situazioni che le realtà giovanili stavano vivendo, abbiamo scritto una lettera al Presidente del Consiglio Conte per chiedere che venissero prese in considerazione diverse istanze per noi fondamentali, tra cui l’ambiente, la scuola, le disuguaglianze e la disoccupazione giovanile. Da lì è nato anche un percorso parallelo che ha portato agli Stati Generazionali, un momento di confronto tra giovani e istituzioni, organizzato da Rete Giovani 2021, per iniziare un dialogo attivo e dare la possibilità di ascoltarci e di esprimere le nostre opinioni”.

“Change the Future non è solo giornalismo – continua Federico – è anche una comunità che sviluppa un pensiero critico e cerca di agire. È fare advocacy e porre attenzione alle tematiche dell’agenda 2030 e alla giustizia intergenerazionale. È necessario, infatti, che le politiche pubbliche siano valutate anche in base al loro impatto sulle future generazioni”.

Rivolgendosi poi al prof. Barca ha chiesto se, considerato che i fondi del NextGeneration EU sono rivolti alla nuova generazione,  la politica sia effettivamente pronta ad ascoltarci. “La partita è aperta, la bozza del progetto che è circolata non ha chiuso i giochi” ha risposto Fabrizio Barca, “ma la partita non è ancora vinta. Occorre che quello che chiedete e le indicazioni che date diventino realtà. Serve individuare nella bozza i punti centrali, costruirsi in piani territoriali, stare addosso e fare monitoraggio civico. Quella dell’essere ascoltati è una domanda che ci siamo posti in ogni fase della storia” ha continuato, rispondendo ad altre domande. “Ci sono forme diverse di mobilitazioni, da quelle più pacifiche a quelle più antagoniste, ma nessuna di queste sembra ultimamente riuscire a scuotere davvero. Viviamo ancora nell’incubo delle manifestazioni enormi del 2003 contro la guerra in Iraq, dove masse di cittadini più consapevoli degli stessi governi sono scesi in piazza senza risultati. Abbiamo questa sensazione che non si possa cambiare, c’è molto scoraggiamento. Per essere ascoltati non esiste una formula, non c’è. Certamente la continuità funziona, funziona l’idea di scendere ogni giorno in piazza, riuscire a portare esempi pratici e partecipazione territoriale”.

Il nostro intervento all’evento “Potere delle PA. Per un rinnovamento che parta dalle nuove generazioni” inizia alla seconda ora.