Dal suolo al piatto: il doppio ruolo dell’industria alimentare

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Nell’ambito degli eventi organizzati durante i tre giorni della Youth4Climate, nonché nella giornata internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari questa mattina Legambiente ha organizzato l’evento “From soil to fork” sul tema suolo e la sua importanza in relazione alle politiche del cibo e al clima. 

In quest’articolo leggerai:

  • Cos’è la PAC
  • Quali problematiche porta con sé la PAC oggi 
  • L’agricoltura dal punto di vista dei giovani 
  • L’intervista a Federica Luoni 

Cos’è la PAC

L’acronimo PAC sta a significare Politica Agricola Comune dell’UE : definita nel 1957 comprende una serie di norme da applicarsi a tutti i paesi dell’Unione Europe ed è da considerarsi come il principale sostegno finanziario di un settore economico che impegna il 38% del bilancio economico comunitario. 
Lo scopo principale della PAC, quando fu istituita, era quello di garantire un approvvigionamento alimentare adeguato a prezzo ragionevole per tutta la popolazione europea del dopoguerra, riuscendo dieci anni dopo, negli anni 70’, nel suo obbiettivo. 

Quali problematiche porta con sé la PAC 

Lo scopo della PAC oggi però non è più quello: sebbene sia stata più volte riformata, la PAC non è adatta ad affrontare le sfide emerse negli ultimi anni, a partire dal cambiamento climatico. 

Attualmente uno dei nodi più controversi della PAC è costituito dalla ripartizione del fondo economico, per una stima di 60 miliardi di euro circa all’anno. 

A oggi i fondi sono fortemente sproporzionati e ripartiti in due grandi categorie: la prima, circa il 75% dell’intera cifra, è destinata al pagamento diretto degli agricoltori sulla base della superficie posseduta, e non quella effettivamente coltivata, e poiché con il tempo le piccole realtà vanno mano a mano a diminuire, la maggior parte dei contribuiti vanno alla minoranza dei beneficiari. Il secondo contributo va invece copre il restante 25% e prevede lo sviluppo e il sostegno all’agricoltura biologica, alle zone svantaggiate, alla tutela dell’ambiente e della natura. 
Dunque se è vero che è la seconda voce del bilancio della PAC a sostenere la lotta al cambiamento climatico e a premiare i servizi ambientali, costituisce la minore voce; in più la commissione ha proposto in passato una riduzione del 27% mentre per la prima voce solo il 10%

Giosuè De Salvo, attivista e responsabile dell’area advocacy per Mani Tese ha illustrato durante l’evento di questa mattina quelli che lui definisce i principali “tappi” che impediscono lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile:

  1. Difficoltà di intraprendere per un agricoltore una transizione della sua produzione a causa della normative che favoriscono l’energia fossile a buon mercato, sussidi basati sulla superficie coltivata e non sul tipo di agricoltura praticata su quella superficie, ricerca accademica incentrata per le specie più interessanti per il mercato.
  2. Cibo a buon mercato a discapito della filiera e un pensiero rivolto solo all’innovazione tecnologica, poche colture selezionate per resistere agli agenti esterni, ampia applicabilità  della stessa specie in luoghi diversi.
  3. Visione a breve termine da parte della politica, delle aziende, rivenditori e agricoltori.
  4. Misura della performance in base alla resa produttiva del suolo e del lavoratore.

Secondo De Salvo questi stessi ostacoli possono essere delle leve per un vero cambiamento nella produzione alimentare che coinvolge non solo l’agricoltura ma anche l’allevamento. 

L’agricoltura dal punto di vista dei giovani

Alla domanda su come i giovani possano dare il loro contributo all’agricoltura risponde Paola Laini, volontaria per il movimento giovani “La Via Campesina”:

“In maniera pratica, quando la generazione di meno giovani andrà in pensione si creerà un vuoto da colmare. Quindi ci sarà sicuramente un urgenza in questo senso. I giovani possono, attraverso nuove forme di agricoltura, allentare la pressione sulle città perché al di fuori di queste, che diventano sempre più popolose, ci sono terreni potenzialmente coltivabili e che oggi devono essere salvaguardati. Penso anche che ci sia il bisogno di creare una connessione tra il concetto di agricoltura concepita dai nostri nonni e dai nostri genitori e le nuove idee che vengono dagli ambienti giovanili: c’è bisogno di un dialogo”.

In merito a ciò l’atlante della PAC evidenzia che nei prossimi cinque, dieci anni 3,5 milioni di agricoltori andranno in pensione: ma per i giovani che vogliono avvicinarsi al mondo agricolo il sostegno ricevuto dal bilancio comunitario è pari solo al 2% del bilancio comunitario. Troppo poco per chi vuole affacciarsi al mondo agricolo senza nessuna base alle spalle. 

L’intervista a Federica Luoni 

Durante l’evento abbiamo avuto occasione di parlare con Federica Luoni che si occupa di agricoltura e progetti per la conservazione animali per Lipu Onlus circa l’attuale modello agricolo utilizzato e il potenziale ruolo del consumatore.

Durante l’evento ha sostenuto che il modello odierno di agricoltura è anacronistico, come mai la scelta di questo aggettivo?

Il modello è anacronistico perché la società oggi chiede altro sia dal puto di vista nutrizionale sia dal punto di vista della salute del pianeta. Ormai siamo in un mondo in cui i divari ambientali e sociali sono palesi e sono sotto gli occhi di tutti: abbiamo un mondo occidentale sovranutrito dove si spreca cibo in abbondanza e paesi in via di sviluppo dove il cibo non solo non è sufficiente ma viene mal distribuito e spesso le terre vengono utilizzate per nutrire la parte ricca del mondo. Quindi è necessario che soprattutto l’Europa si impegni perun cambiamento radicale del sistema alimentare che metta il modello agricolo biologico al centro delle politiche.

Parlando di politiche, è stato detto che queste non favoriscono gli agricoltori che vogliono modificare il loro modello di produzione, magari avvicinandosi a quello biologico. Come si può sostenere un agricoltore in tale passaggio?

Aldilà delle politiche della PAC, quindi attraverso un maggior sostegno economico ai giovani, a chi sceglie di produrre sulla base del tipo di agricoltura e non sull’estensione di questa, un altro grosso sostegno che si può dare agli agricoltori è attraverso il cambiamento del consumo alimentare. 

E come consumatore? Visto che è l’ultima parte della filiera alimentare

Il consumatore dovrebbe smettere di essere l’ultima parte della filiera: è molto lontano dalla produzione e quindi perde molto il contatto con chi ha prodotto quel cibo. La cosa importante è accorciare la filiera per ridurre la distanza del consumatore dal cibo anche con gesti semplici come l’acquisto anche al supermercato di prodotti biologici, di stagione o a filiera corta. Un’altra cosa è lo spreco alimentare: gran parte dei nostri acquisti non finiscono nel nostro piatto ma nella nostra spazzatura, dobbiamo diventare più consapevoli di quello che acquistiamo e banalmente questo ci permetterebbe anche di risparmiare, perché se acquistiamo il giusto senza quindi buttare via niente allora spendiamo di meno e possiamo investirlo in un cibo di qualità maggiore, sostenendo quindi anche il produttore”

Fonte: Atlante della PAC, 2019