Deturpazione o ribellione? Il dibattito sulle statue nella redazione di Change The Future

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Che cosa hanno in comune Indro Montanelli, Edward Colston e Cristoforo Colombo? Sono tre di tanti personaggi storici a cui è stata dedicata una statua per ricordare le loro azioni memorabili. Però sono anche tre di altri personaggi storici a cui la statua dedicata è stata imbrattata, rimossa e gettata in un fiume oppure decapitata. Dietro queste azioni, c’è una motivazione: hanno compiuto azioni considerate oggi immorali. Che sia lo stupro, che sia il commercio degli schiavi o ”la scoperta di un nuovo continente” (da considerare “nuovo colonialismo”).

In un mondo nel quale i fatti richiedono delle opinioni sempre più divisive ed “estremiste”, ho trovato il dibattito sulle statue molto interessante a causa dei vari ambiti toccati, che in altri casi non si vedevano. Si parla di storia, arte e cultura, ma anche di etica. 

Non esiste dunque un’opinione giusta o sbagliata: ogni singolo individuo predilige un aspetto piuttosto che un altro. 

Ho chiesto quindi all’interno della redazione di Change the Future quale fosse l’opinione di alcuni redattori in merito. 

Soraya:

Penso che nel bene e nel male quelle statue ci sono per ricordare qualcosa che è accaduto nel passato, anche nel più recente. Imbrattarle o decapitarle non è esattamente corretto, per quanto le persone che rappresentino non lo siano state durante le loro vite. Secondo me dovrebbero comunque restare pubbliche, non chiuse in un Museo. Posso sbagliare, ma preferisco pensare che quelle statue abbiano il significato che io do loro e per quanto non condivida i loro ideali sono comunque state personalità importanti e che, anche nel male, hanno fatto la storia. È giusto ricordarle con tutti i loro errori, anche per non ripeterli.

Valentina:

Da studentessa appassionata di storia, ritengo che la memoria sia il patrimonio più prezioso che un popolo possa conservare. Perciò, in merito alla questione, mantenere intatte le statue, per me, non significa supportare le idee delle persone rappresentate, ma piuttosto prendere atto della loro esistenza. Il dibattito ideologico dovrebbe avvenire tra persone, nel presente, non tra persone e reperti.

Ygnazia:

Abbattere o imbrattare le statue non ha nulla a che fare con la lotta al razzismo, al colonialismo e al patriarcato. Sono elementi storici che narrano, alle generazioni presenti e future, un passato. 

Interrogare il passato con gli strumenti del presente è pericoloso e fuorviante, ancor di più pensare di agire su quel passato con atteggiamenti che non educano le coscienze, ma le abbandonano solo al mito del presentismo.

Andrea:

Secondo me l’iconoclastia c’è sempre stata ed è un fenomeno molto normale… che però non riesce mai a eliminare ogni traccia di un determinato periodo. Anche volendo, una qualsiasi statua di un qualsiasi schiavista sopravvivrà, e tra qualche anno ci sarà un museo appositamente creato per ricordare un periodo storico.

Non dico che sia giusto eliminare le tracce, ma secondo me bisogna toglierle dal pubblico e contestualizzarle con spiegazioni didascaliche, appunto in un museo.

Irene: 

È normale che la nostra generazione non si ritrovi con le tradizioni e i dettami appartenenti al passato e su ciò voglia ribellarsi attraverso un’azione concreta, anche violenta, che possa distaccarsi dal passato stesso. Però, qual è lo scopo? E che valore ha l’esistenza di una statua che comunque non veneriamo? Al tempo stesso, sono un po’ scettica riguardo la reale consapevolezza che sta dietro un gesto del genere. Davvero schierarsi contro il razzismo (che vuole essere uno schierarsi contro ogni tipo di discriminazione) significa uccidere ogni tipo di legame con la nostra storia? E allora dovremmo distruggere tutto, no? Non sarebbe meglio se ci concentrassimo invece su azioni che possano contribuire realmente a sconfiggere questo male?

Ludovica:

Non sono d’accordo nel tenere le statue solamente all’interno dei musei. È bello passeggiare per una città come Roma e vedere tanti monumenti, tra cui le statue appunto. Il Gianicolo, per esempio, non sarebbe lo stesso senza tutte le sue statue.

Per quanto riguarda il caso “Montanelli”, secondo me, la sua bravura in quanto giornalista non cancella le sue azioni, come per esempio l’aver sposato (o meglio comprato) una bambina di 12 anni. Non sono però d’accordo con coloro che hanno imbrattato la statua, perché si tratta di un gesto incivile e facendo così si passa dalla parte del torto. Sono invece rimasta colpita e soddisfatta della petizione che sta girando per rimuovere questa statua.

Simona:

Più che essere d’accordo o meno, credo che la rimozione di una statua significhi approcciarsi ad una problematica in modo indiretto, col rischio di allontanarsi troppo da questa e non apportare nessun contributo significativo alla risoluzione del problema.

Piuttosto che combattere per la rimozione di una statua mi chiederei “perché non la voglio lì? Quale problematica voglio affrontare con questo?” E concentrarsi direttamente su quella con campagne di sensibilizzazione sull’argomento o anche azioni di protesta meno violente e distruttive del vandalismo di strade, negozi o simili.

Perché se ci pensiamo, a meno di distruggere o danneggiare in modo irreparabile una statua, ci sarà qualcuno che impiegherà tempo e denaro per riparla.

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