Julia Cagé e “il prezzo della democrazia”: solo i finanziamenti pubblici possono salvare politica e giornalismo

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Si è sempre ritenuto che a influenzare maggiormente la politica siano i social media, pensiamo per esempio allo scandalo di Cambridge Analytica. Tuttavia, l’economista francese Julia Cagé, nel suo ultimo libro intitolato “Il prezzo della democrazia” (pubblicato in Italia da Baldini+Castoldi) ci informa come siano in realtà i soldi a influenzare la politica.

Il 23 ottobre la redazione di Slow News ha intervistato Cagé proprio su questo argomento. L’evento si è svolto su Zoom ed è stato trasmesso in diretta sulla pagina Facebook della redazione.

Secondo l’economista francese il problema risiede nel fatto che a finanziare la politica siano i privati. Nel suo libro prende ad esempio il caso italiano che – secondo la Cagé – rappresenta il sistema più ineguale in termini di finanziamenti politici.

In Italia il 2×1000 (che si basa sul reddito di ogni cittadino) crea una vera e propria disuguaglianza politica, alimentata da una sorta di circolo vizioso, per cui l’aumento del divario economico comporta a sua volta una crescita della disparità politica. Di conseguenza, i partiti che vengono maggiormente finanziati hanno più possibilità di vincere.

Julia Cagé ritiene, infatti, che la teoria secondo cui una persona equivale a un voto sia valida solo all’atto pratico, al momento dell’elezione, ma perdadi significato se si guarda alla realtà e quindi al modus operandi della democrazia in generale. Secondo l’economista francese una soluzione a questo divario potrebbe essere imporre ad ogni cittadino, indipendentemente dal reddito, una tassa eguale da destinare ai partiti politici: una propostacheJulia Cagé chiama “democratic equality vouchers”.

Il saggio “Il prezzo della democrazia” si collega anche a un altro suo libro, intitolato “Saving the Media” (edito in Italia da Bompiani), in cui tratta del problema del giornalismo.

Possiamo dire, infatti, che quest’ultimo sia influenzato dai soldi tanto quanto lo è la politica. Anche il giornalismo è ormai corrotto dagli interessi dei privati che lo finanziano.

Ma come uscire da questo circolo vizioso? Per la Cagé, ancora una volta, la risposta risiede nei finanziamenti pubblici.

Un altro problema che i giornali e la politica devono affrontare è la progressiva perdita di fiducia nei loro confronti. Per i primi, la cosaè dovuta alla moltitudine di informazioni vere e false che possiamo ottenere gratuitamente sui social; per la seconda, il motivo risiede nel fatto che i cittadini non si sentanorappresentati dalle istituzioni politiche.

In che modo è possibile recuperare il rapporto di fiducia?

Durante l’intervista, i due giornalisti di Slow News che hanno moderato l’evento, Alberto Puliafito e Gabriele Cruciata hanno portato un’idea ben chiara: “Bisogna mostrarsi portatori degli interessi dei cittadini e quindi ritenerli degli stakeholders”.

“Non dobbiamo abituarci a vivere in un mondo in cui ogni bene pubblico è finanziato dai miliardari, questa non è la democrazia!” ha sottolineato Julia Cagé. “Non dovremmo avere paura a iniziare un dibattito pubblico a riguardo,” ha continuato, “e i media e i giornali hanno un ruolo fondamentale in questo”.

Quindi, iniziamo a chiederci cosa preferiamo: giornali e politica finanziati da soldi pubblici o da privati? Ma, soprattutto, quali sono gli effetti di questo passaggio?

“There is always an alternative!” – Julia Cagé