Il giornalismo ai tempi dell’intelligenza artificiale

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Intervista a Matteo Bartocci (il manifesto)

Da un anno a questa parte stiamo vivendo una vera e propria rivoluzione tecnologica, la nascita di programmi come Chat GPT, Google Bard, Llama 2 e più in generale delle intelligenze artificiali, sta cambiando in modo radicale la nostra vita sotto molteplici punti di vista.

Anche il giornalismo si è totalmente rivoluzionato da quando il mondo digitale ha inglobato questa sfera. L’avvento del giornalismo digitale ha trasformato completamente il ruolo degli scrittori ma anche quello dei lettori; una nuova realtà si sta palesando e sta cambiando la concezione che si ha a riguardo.

A confermarlo è il responsabile del sito web e dei progetti digitali de il manifesto, Matteo Bartocci.

Insieme abbiamo scavato nella complessità di questi sistemi tecnologici per riuscire a dare una spiegazione a questo fenomeno, considerando tutti i pro e i contro che questa innovazione porta con sé e come influenza l’essere umano.

Il manifesto è un quotidiano nato il 28 aprile 1971 e in questi 52 anni di vita ha accumulato più di 800.000 articoli. Nasce così quattro-cinque anni fa, la volontà di creare un’intelligenza artificiale del giornale con lo scopo di trovare delle connessioni tra gli innumerevoli articoli che si trovano all’interno dell’archivio. Dopo aver collaborato con designer, informatici e sviluppatori, viene generata così l’IA “MeMa”: Memoria Manifesta. Questa non esplora solo l’archivio, ma anche le radici del giornale; il passato che si unisce al presente. Da qui deriva il logo che le hanno conferito: le radici di un albero.

“Di fronte all’avvento delle grandi IA generative, la nostra piccola MeMa fatta in casa quasi impallidisce di fronte a queste società così potenti in quanto il nostro programma non ha la funzionalità di generare e creare testi, ma legge ed estrae solamente gli argomenti principali dagli articoli pubblicati in tutti questi anni” spiega Barocci.

Facendo riferimento invece alle grandi IA proprio come Chat GPT, ‘il manifesto’ si è espresso in maniera molto chiara quando, da agosto 2023, ha bloccato l’accesso a tutte le loro informazioni.

“Non sono contro l’uso di Chat GPT perché inevitabilmente rappresenta il futuro, però abbiamo preso la decisione di bloccare l’accesso alle nostre informazioni, in primis per rispetto del lavoro che eseguiamo ogni giorno, in quanto pensiamo che i nostri articoli siano rivolti esclusivamente ai nostri lettori e lettrici, ma anche perché le conoscenze di queste grandi IA si basano su una massiccia raccolta di dati. Questo meccanismo di appropriazione indiscriminata di informazioni anche personali è da condannare.

Infine, ‘il manifesto digitale non ha usi solamente commerciali e non possiamo permettere l’utilizzo a scopo di lucro delle nostre informazioni da parte di terzi”.

Oltre a ‘il manifesto’, anche altri colossi come Amazon o grandi editori hanno bloccato l’accesso a questa IA. Sfortunatamente si tratta di una possibilità che solo Chat GPT, per ora, mette a disposizione dei vari siti: tutte le altre potenti IA come Anthropic o Llama 2 non hanno quest’impostazione e perciò continuano ad acquisire liberamente tutte le informazioni che vogliono per accrescere la loro conoscenza.

Questi nuovi programmi tecnologici, però, possono esserci d’aiuto nella vita di tutti i giorni.

“L’intelligenza artificiale può migliorare l’umanità sotto tutti i punti di vista, i cambiamenti che apporta sono quotidiani e sempre in forte evoluzione” sottolinea Bartocci.

Marcare i limiti di queste macchine è però necessario. “Un medico che ha lavorato con noi al progetto di MeMa ha evidenziato come l’uomo empatizzi e si fidi di più dell’IA medica rispetto a un medico in carne ed ossa. Questo deriva dal fatto che, agli occhi dell’essere umano, l’uomo può sbagliare e cadere in errore mentre una macchina no. Ma è proprio qui che ci sbagliamo; sviluppando una macchina, si può notare come sia tutt’altro che perfetta ed oggettiva: l’IA lavora su un calcolo delle probabilità e quando non conosce una risposta ad una domanda, pur di rispondere, va in “allucinazione”. Questa allucinazione comporta una risposta fatta da frasi, foto ma anche video totalmente falsi, che vengono prodotti dal sistema solamente per fornire una risposta all’utente”.

E se una macchina andasse in allucinazione davanti ad un referto di una TAC e fornisse al paziente una risposta falsa? Come si deve agire a riguardo?

“L’unica soluzione attuabile sarebbe quella di far collaborare l’intelligenza naturale con l’intelligenza artificiale. Prese ed analizzate singolarmente presentano entrambe forti limiti, ma unite e messe a collaborare potrebbero portare ad una vera e propria rivoluzione tecnologica in tutti gli ambiti conosciuti dall’uomo”.

Ma proprio questa rivoluzione tecnologica porterà con sé grandissimi divari. A livello dell’economia globale, genererà delle disuguaglianze come nessuna tecnologia ha mai fatto. Pochi paesi avranno a disposizione i materiali per creare e usufruire di queste IA. Questa situazione porterà ad un’inevitabile disuguaglianza e iniquità tra il Global North e il Global South. Non ci sono delle tecnologie a basso costo per garantire questo servizio nei paesi più poveri…

Matteo Bartocci continua asserendo che “tutto il mondo rischierà di essere schiavo di poche società che avranno sviluppato queste intelligenze artificiali. Sarà un vero e proprio monopolio tra le poche società che ci sono: Microsoft, Meta, Google, Amazon. Sarà una vera rivoluzione o solo il rafforzamento dei pochi potenti che ci sono oggi? Stiamo costruendo un futuro come quello nei film di fantascienza dove queste società saranno molto più importanti dell’ONU, dei Governi e delle potenze mondiali che conosciamo al momento…”.

Bartocci conclude affermando che “è giusto utilizzare e usufruire dell’IA, ma dobbiamo stare attenti. Queste società non sono dei benefattori; come unico scopo non hanno esclusivamente quello di migliorare l’umanità, dietro si celano delle altre motivazioni più oscure e meno trasparenti”.

Insomma, è bene utilizzare l’intelligenza naturale e quella artificiale insieme. Forse nell’utilizzo congiunto delle due conoscenze si riuscirà ad arrivare ad uno sviluppo pensato e seguito, a differenza di un ipotetico sviluppo senza controllo e senza limiti generato dall’avanzamento esclusivo dell’IA.

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