L’urbex e il rischio di sconfinare nell’illecito

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Con il termine “urbex”, abbreviazione di “urban exploration”, si indica l’esplorazione urbana di zone abbandonate e poco accessibili, tendenzialmente di origine artificiale. Parliamo quindi di case, chiese, complessi architettonici da cui l’uomo, per qualche motivo, se n’è andato.

Non è facile indicare un periodo di nascita di questo fenomeno ma c’è chi decide di riportarne le origini addirittura alla fine del 1700 quando Philibert Aspairt, portinaio d’ospedale, morì durante l’esplorazione dell’ossario sotterraneo noto come Catacombe di Parigi. Il suo corpo venne ritrovato dieci anni dopo la sua morte e le Catacombe, in teoria interdette al pubblico, divennero luogo di ritrovo di coloro che iniziarono a farsi chiamare cataphiles, “gli amanti delle Catacombe”.

Uno dei content creator italiani degni di nota quando si parla di urbex è il fotografo e videomaker Nicolò Balini, in arte HumanSafari, che nel 2016 ha dato il via alla serie “Italia abbandonata” portando i suoi iscritti con sé – anche se solo virtualmente – tra hotel e paesi, colonie alpine e cinema.

La domanda che può farsi strada negli spettatori di video simili riguarda quanto questa attività sia lecita o meno. Gli esploratori rispondono a una legge non scritta che invita al rispetto del luogo dove ci si trova, riassunta nel detto inglese “Don’t take anything but pictures. Leave nothing but footprints” e tradotta liberamente in italiano come “Scatta solo foto. Lascia solo impronte”. Ma per quanto riguarda la legge, quella “vera”? L’articolo 614 del Codice Penale dice che “chiunque s’introduce nell’abitazione altrui contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo è punito con la reclusione”: il punto sembra, però, stare proprio nel termine “abitazione”, che sottintende una residenza o un domicilio, entrambe negate – almeno a rigor di logica – in caso di un luogo abbandonato.

Ma cosa porta all’abbandono di un luogo? Nel caso lombardo della città fantasma di Consonno, nota come la “Las Vegas della Brianza”, è stata una frana; nel caso abruzzese della Fossa di Paganica, un tempo ospite del “Campo Nevada”, è stata l’inaccessibilità durante i mesi invernali. Al momento non c’è interesse per i due luoghi, ridotti a scheletri. Non c’è nulla che li riconduca a delle persone.

L’urbex, però, entra nelle case. E in un’Italia sismica le case abbandonate temporaneamente, in attesa di ristrutturazione, sono tante. È un esempio quello del comune di Fossa, dove i lavori stanno cominciando solo ora, nei primi mesi del 2023, quasi quattordici anni dopo il sisma che ha portato via gli abitanti dalle loro case. Case in cui sono entrati prima i ladri, i cosiddetti “sciacalli”, e poi i fotografi e gli esploratori.

Nel 2022, dopo la pubblicazione da parte di un esploratore di una serie di foto scattate all’interno di una delle dimore storiche del comune e la seguente segnalazione da parte del proprietario, l’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di L’Aquila ha determinato l’archiviazione del procedimento dato che “atteso che la veloce intrusione dell’indagato all’interno della casa inagibile, al fine di scattare fotografie, non integra gli estremi del reato di violazione di domicilio, atteso che i serramenti dell’edificio erano divelti e soprattutto lo stesso versava in stato di inagibilità e completo abbandono dal sisma del 2009; è ormai pacifico in giurisprudenza il convincimento secondo cui è privata dimora solo quel luogo che ha le caratteristiche proprie dell’abitazione o nel quale di svolgono atti della vita privata; da ultimo, neppure sussiste il reato di cui all’art. 633 c.p. [ndr, Invasione di terreni o edifici] è evidente come, nel caso concreto, l’immobile, in quanto inagibile, era privo di destinazione funzionale e, comunque, la rapidità dell’accesso – di cui il proprietario si è avveduto solo ex post, per caso, navigando in internet – non ha importato alcuna limitazione al godimento dell’immobile”.

A seguito del terremoto del 2009 e in attesa dei lavori di ristrutturazione, la casa non era agibile ed era quindi lecito vederla come un luogo abbandonato. Un luogo dove poter entrare ed esplorare nei limiti del lecito che gli esploratori si autoimpongono nel fare urbex.

Sarebbe da domandarsi, però, quanto il lecito sia anche etico. Luoghi come la Las Vegas brianzola e la Fossa di Paganica sono luoghi abbandonati che appartengono alla terra dove si trovano; luoghi come le case abbandonate da persone a cui sono state strappate stringono ancora a sé dei ricordi. Appartengono a persone forzatamente lontane che forse aspettano solo di tornare. L’esplorazione di chi fa urbex non altera, non priva, ma ciò non toglie che possa violare.