L’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro?

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I robot ci toglieranno il lavoro, i robot ci sostituiranno, la tecnologia in generale ci ruberà il lavoro. È da anni ormai che la narrativa della tecnologia ladra impazza anche a fronte di chi si chiede se davvero sarebbe un male delegare tutto – o solo un po’ – ai robot.

Con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale e l’esplosione di Chat GPT, la creatura del laboratorio di ricerca OpenAI, il timore si è risvegliato nonostante gli evidenti limiti suoi e dei suoi simili. Informazioni parziali e mancate citazioni sono solo due delle più note limitazioni dell’IA, oltre al discorso più ampio del diritto d’autore.

L’IA ci toglierà il lavoro, quindi? Oppure si limiterà a creare delle condizioni diverse, a spronare la creazione di nuove tipologie d’impiego?

80,000 hours è un’organizzazione non profit il cui scopo è quello di aiutare chi vuole attuare un cambiamento nella propria carriera a farlo, soprattutto alla luce del fatto che, stando a una stima, ognuno passa circa ottantamila ore della propria vita a lavoro, un impiego che secondo la non profit diventa così “la tua migliore opportunità per avere un impatto positivo sul mondo”.

Attraverso guide gratuite, esercizi, ricerche portate a termine al fianco di esperti provenienti, tra l’altro, da Oxford e la possibilità di incontri con coach specializzati, 80,000 hours raccoglie anche delle offerte di lavoro “selezionate appositamente per aiutarti ad affrontare, con la tua carriera, le sfide più cruciali a livello globale”.

È interessante vedere come, con dati aggiornati al 25 novembre 2023, la categoria con più offerte di lavoro sia proprio quella di “AI safety & policy”, ossia “Sicurezza e politiche dell’Intelligenza Artificiale”, con ben 187 ruoli.

Ma in che cosa consistono queste offerte? Quali sono i ruoli che permettono l’incontro dell’uomo come esperto lavoratore e dell’Intelligenza Artificiale, evoluzione del robot tanto temuto, come macchina facilitatrice?

Anthropic, un’azienda di ricerca specializzata nella sicurezza e nell’IA, è in cerca di ricercatori scientifici da inserire a diversi livelli ma anche di un responsabile delle politiche di “Trust and Safety”, “fiducia e sicurezza”, indispensabile in un’atmosfera di sfiducia nei confronti di un prodotto avanzato come l’IA.

Altre aziende, che non si occupano necessariamente di IA in prima persona ma ne fanno uso, sono in cerca di ingegneri con varie specializzazioni come Machine Learning o Security; di project, office e program manager che si occupino degli aspetti più organizzativi; al tempo stesso non mancano le opportunità per chi ha affrontato un percorso più umanistico, dato il bisogno di comunicare l’IA a chi non mastica il gergo tecnico. Nascono così posizioni come il Public Policy Manager, il Communications Generalist o il Partnerships and Community Manager, ruoli vitali per la vita interna dell’azienda ma anche per quanto riguarda l’accettazione di uno strumento percepito a tratti come ostile.

Per quanto non sia possibile prevedere se in futuro l’IA arriverà a essere tanto autonoma da poter fare a meno del supporto umano, “rubandoci” così il lavoro, è un dato di fatto che al momento l’IA stia creando delle opportunità – com’è accaduto in passato con tutte le novità tanto criticate che sono oggi all’ordine del giorno. 

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