Genova e il suo porto sono una storia sola

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“Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare”.

In una relazione di viaggio del 1358 Francesco Petrarca definiva Genova come “signora del mare” colpito da una città “protesa” verso il mare.

Proprio la sua posizione strategica sul territorio l’ha portata ad essere quello che è oggi, il primo porto italiano per commercio, passeggeri e, con quello di Marsiglia, il più importante nel Mediterraneo.

Oggi si estende su più di 500 ettari di superficie a terra e altrettanti nello specchio acqueo, movimenta circa 51,3 milioni di tonnellate all’anno con i suoi 13 terminal e i numerosi pontili operativi, nel 2019 ha accolto 1,35 milioni di crocieristi.  

La storia di Genova è visceralmente legata al suo porto, la sua posizione infatti ha permesso che nei secoli si sviluppasse sempre di più sul campo del commercio; già nel XII secolo nel suo porto venivano smistate le merci di lusso che provenivano dall’Oriente e dal Belgio che portarono i banchieri genovesi a diventare protagonisti in Europa. Non è da dimenticare che proprio in quegli anni, intorno al 1260, davanti all’attuale Sottoripa, venne completato il Palazzo del Mare, oggi Palazzo San Giorgio, che nel 1400 ospitò il Banco di San Giorgio che fu precursore dei moderni sistemi bancari. 

Nel ‘300 venne costruita la Lanterna, il faro di Genova, anche se da alcune fonti si dice che già esistesse un faro nel primo secolo dell’anno Mille e che le navi dirette al porto dovessero pagare un dazio per sopperire alle spese di segnalazione luminosa del faro. Tanto legata al porto che nel 1363 i Padri del Comune venivano nominati Conservatori del Porto e del Molo avendo responsabilità sull’amministrazione portuale.  Una figura storica però molto cara ai genovesi che rappresenta forse più di tutte il legame della cittadinanza con il suo porto è quella del camallo ovvero lo scaricatore di porto che vede la sua nascita nel 1340 circa con la Compagnia dei Caravana e si caratterizza anche per l’attività di mutuo soccorso: i lavoratori infatti versano una quota del loro salario per l’assistenza dei malati. 

Oggi i camalli sono riuniti nella Compagnia unica del Porto di Genova (CULMV) fondata nel 1946.  Durante la Restaurazione, sotto il dominio sabaudo, nascono i problemi perché la città è sottoposta a pesanti tasse e lo slancio commerciale soffre anche per l’impossibilità di risolvere il vero problema del porto che sono le infrastrutture. Esse sono infatti insufficienti: le banchine sono spesso vecchie, i fondali non possiedono la profondità giusta e i moli sono troppo piccoli costringendo al centro del bacino i velieri che desideravano fare scalo in porto.  Dopo alcuni investimenti nella seconda metà dell’Ottocento venne realizzato il primo bacino di carenaggio in Darsena e venne ultimato l’allaccio ferroviario che collegava Genova con Torino, la Lombardia e Ventimiglia. Nel frattempo però la rivale Marsiglia che investiva cifre maggiori stava crescendo per importanza sul piano commerciale nel Mediterraneo e il marchese De Ferrari tornando nel 1874 proprio dalla città francese decise di donare 20 milioni di lire in oro per effettuare un rinnovamento che rilanciasse il porto genovese.

A fine Ottocento da Genova passava circa il 90% del cotone grezzo per l’Italia, il 33% delle materie siderurgiche e il 35% del carbone; negli anni subito precedenti alla Prima Guerra Mondiale il porto movimentava circa 7,5 milioni di tonnellate di merci. E’ negli anni Venti che lo Stato mette a disposizione i fondi per migliorare il porto investendo diverse centinaia di milioni di lire per potenziare le strutture già in uso e completare i bacini in fase di realizzazione. Agli inizi della Seconda Guerra Mondiale è intensificato il lavoro portuale per via dalle numerose merci provenienti dal Mare del Nord, ma è durante la guerra che il porto e la città tornano a soffrire per i bombardamenti alleati che creano ingenti danni distruggendo numerosi edifici della città e rendendo difficilmente utilizzabile il porto. Nel dopoguerra si comincia a costruire un terminal per ricevere il carbone, un porto petroli e il primo terminal container. 

Gli interventi più recenti hanno visto nel 1992 in occasione dei festeggiamenti per i cinquecento anni della scoperta dell’America il restyling del Porto Antico che ha cessato di essere utilizzato per le attività commerciali ed industriali per venire restituito al turismo e alla cittadinanza, proprio per sottolineare ulteriormente lo stretto legame tra la città e il suo meraviglioso porto.Genova nella sua storia è stata sempre chiamata con titoli diversi come “urbs marittima – città di mare” che però hanno sempre voluto sottolineare l’importanza e l’attaccamento della città e dei suoi abitanti al mare e al magnifico porto che ancora oggi è una pietra miliare dell’economia italiana in termini di merci che approdano e vengono poi smistate.

Ma se ghe penso – ma se ci penso”: così una canzone popolare del 1925, poi reinterpretata Bruno Lauzi, parlava di Genova sottolineandone la bellezza: “alôa mi veddo o mâ, véddo i mæ mónti e a ciàssa da Nonçiâ, rivéddo o Righi e me s’astrenze o cheu, véddo a Lanterna, a Cava, lazù o Meu…Rivéddo a-a seja Zêna ilûminâ,
véddo la-a Fôxe e sento franze o mâ e alôa mi pénso ancón de ritornâ. – allora io vedo il mare, vedo i miei monti e piazza della Nunziata, rivedo il Righi e mi si stringe il cuore, vedo la Lanterna, la cava, laggiù il molo… Rivedo alla sera Genova illuminata, vedo là la Foce e sento frangere il mare e allora io penso ancora di ritornare”