Come dare valore al bello. Le storie di Mirco e Francesca, Alfieri della Repubblica

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Cosa significa essere adolescenti nel ventunesimo secolo? Siamo costantemente bombardati da un’insostenibile propaganda che ci esorta a renderci vendibili, adatti al mondo del lavoro, competenti, abili, preparati, altrimenti “resteremo senza lavoro”; dobbiamo pensare al futuro, intraprendere percorsi che ci rendano competitivi, preziosi, ricercati. Sembra quasi, a volte, che non ci sia spazio – e meno che mai tempo – per nient’altro. Come se la vita fosse una gara a chi corre più veloce.

L’istituzione di un titolo come quello di Alfiere della Repubblica, che premia “quei giovani minorenni che, per comportamento o attitudini, rappresentano un modello di buon cittadino” (www.quirinale.it) significa dare valore a quello che troppo spesso perdiamo per strada: alla gentilezza, al quotidiano, al bello, al semplice, all’umano. Significa restituire dignità ed importanza anche a tutto ciò che non è direttamente collegato alle leggi del mercato e del lavoro. Al disinteressato, all’inconsapevole e al profondo.

Abbiamo fatto qualche domanda a due dei venticinque ragazzi che sono stati nominati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella quest’anno, in attesa della cerimonia ufficiale che avrà luogo in seguito alla distensione delle misure restrittive in atto.

Francesca Nardangeli, 18 anni, residente a Castelli (TE) – Per il generoso impegno in favore della sua comunità, per il contributo alla resilienza dopo gli eventi sismici del 2016 e 2017 e alla costruzione di reti di solidarietà in favore delle persone più fragili.

Mirco Frattura, 15 anni, residente a L’Aquila – Per la passione educativa e la capacità di mettersi in gioco, organizzando sport e laboratori per i più piccoli e divenendo un modello positivo per i coetanei.

Potete presentarvi?

F: Mi chiamo Francesca e frequento il quinto anno al liceo artistico di Castelli situato appunto nel paese in cui vivo. I miei hobby sono suonare la chitarra, cantare e andare a cavallo, ho infatti praticato equitazione per molti anni.

M: Mi chiamo Mirco e frequento il secondo anno all’istituto tecnico Amedeo d’Aosta. Gioco a pallavolo da due anni e le mie più grandi passioni sono i motori e la natura.

Per quale merito siete stati nominati Alfieri della Repubblica?

F: Per il volontariato che ho svolto in parrocchia nel periodo post-sisma del 2016/2017 e per aver fatto da guida turistica per promuovere le bellezze del mio paese.

M: Perché svolgo un’attività di volontariato presso il Punto Luce dell’Aquila, un centro educativo gestito da Save the Children.

Perché avete scelto di fare volontariato?

F: Ho deciso di fare volontariato per il legame forte che ho con il mio territorio e il mio paese. Questo è un legame che mi è stato trasmesso dai miei genitori e dalla scuola, e infatti subito dopo il terremoto mi sono sentita in dovere di aiutare i più deboli e quindi i bambini e gli anziani: la soddisfazione più grande per me è vederli tranquilli e vederli sorridere.

M: Ho iniziato a fare volontariato circa due anni fa, e sinceramente non avevo lo scopo di raggiungere qualche obiettivo, ma semplicemente perché è una cosa che mi fa star bene e mi fa divertire. Mi piace aiutare i ragazzi nello studio e organizzare i giochi per loro, quindi le soddisfazioni sono molte.

Come avete saputo di essere stati nominati?

F: L’ho saputo grazie a una telefonata del sindaco e una mail della dirigente scolastica.

M: Mi è stato detto da mia madre, che aveva ricevuto una telefonata dal dirigente del Punto Luce –il quale aveva proposto la mia nomina – per dirle che ero stato scelto.

Cosa comporta essere Alfieri della Repubblica?

F: Essere Alfiere della Repubblica per me è un dovere morale che si ha verso gli altri.

M: Essere Alfiere della Repubblica per me è un grande orgoglio, un’emozione incredibile.

Questo titolo è riuscito a dare più valore a ciò che fate?

F: Sì, ha sicuramente dato più valore a tutto ciò che ho fatto in questi anni.

M: Quello di Alfiere della Repubblica è un titolo che ha dato molta più importanza al lavoro di volontariato che svolgo.

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