“Tocca a noi”: il concerto per la pace a Bologna

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Palazzi sventrati e strade deserte. Tra le macerie sventola una bandiera dell’Ucraina. Una bambina alza lo sguardo al cielo. 

È con queste immagini che si apre il concerto  “Tocca a noi -Musica per la pace”, nato dall’iniziativa lanciata su Twitter dalla Rappresentante di Lista e accolta dall’amministrazione di Bologna, che ha ospitato l’evento in piazza Maggiore martedì 5 aprile.

I settemila biglietti per assistere all’evento gratuito di raccolta fondi per sostenere le attività di Save the Children in Ucraina sono terminati in poche ore e sono state registrate oltre 42mila richieste. 

In ogni caso, in numerosissimi hanno seguito il concerto dagli spazi adiacenti e hanno dato il proprio contributo donando al 45533.

“Guerra, pace, fronte, nucleare, minaccia, attacco, popolo, Putin, Zelensky”. La co-presentatrice Ema Stokholma elenca le parole più utilizzate dall’inizio della guerra. I conflitti cambiano la narrazione di un paese e a sparire sono le parole come “arte, cultura, pittura, cinema, musica”. Il conflitto nega la libertà di espressione, chiude e distrugge i luoghi di cultura, cerca di zittire chi fa arte.

Poi prosegue: “i fiori costretti a crescere tra l’asfalto devono prima spaccare il cemento”. E così dall’inizio del conflitto assistiamo a immagini come quella della pianista che per l’ultima volta suona il suo piano bianco, prima di abbandonare l’abitazione distrutta. C’è gente che continua a resistere in questo modo. Serve però qualcuno che aiuti: per questo il nome dell’evento è “Tocca a noi”. 

Andrea Delogu si sofferma sui legami interrotti dalla guerra. Sugli amori e le amicizie divisi da un confine o da una divisa di diverso colore. Quelle persone non hanno scelto di cessare questi rapporti. La guerra è impopolare e ce lo dimostrano le immagini dei manifestanti arrestati in Russia. “La guerra non è libertà, al limite ci si difende per la libertà”, conclude la conduttrice.

Salgono sul palco la Rappresentante di Lista che intonano con la piazza un coro per dire no alla guerra, per poi annunciare i primi ospiti della serata: gli Zen Circus. “La musica non ferma le guerre, ma crea comunità. E le comunità fermano le guerre”, concludono al termine dell’esibizione. 

A seguire altre esibizioni musicali che precedono l’intervento del giornalista Daniele Piervincenzi, che ha documentato le atrocità della guerra in Ucraina, in cui bombe a grappolo vengono fatte esplodere nei centri abitati, contro i civili e persino nei parchi giochi.

Un intervento che si ricollega con quello della Direttrice Generale di Save the Children Italia Daniela Fatarella, che ci ricorda come ogni guerra è in primis una guerra contro i bambini. A quarantuno giorni dallo scoppio del conflitto, infatti, due milioni di bambini hanno abbandonato le proprie case. “Noi siamo qui stasera per cercare di restituire a questi bambini l’infanzia”, dichiara sul palco sancendo l’impegno di Save the Children nella tutela dei minori.

E la musica in effetti sembra essere il mezzo più adeguato per opporsi alla guerra che separa i figli dai genitori e ruba la spensieratezza infantile. Il giornalista Gino Castaldo ci ricorda infatti come quest’arte risponda alla vocazione quasi primordiale di lenire il dolore e di placare i bambini. “La musica è sempre per la pace”. 

Su questo concetto si esprimono anche i Fast Animals and Slow Kids durante la loro esibizione, riportando un proprio aneddoto personale: “quando partecipavamo da ragazzi alla marcia per la pace a Perugia, non eravamo davvero consci di cosa significasse davvero la nostra presenza. Oggi abbiamo capito che era indispensabile per fissare un concetto fondamentale”, afferma il cantante del gruppo Aimone Romizi. “Occorre dare spessore alla parola pace e la musica è al servizio del concetto”.

In piazza Maggiore, a pochi metri dall’abitazione di Lucio Dalla, è impossibile non pensare alla commoventi parole della canzone Futura. Scritta nove anni prima della caduta del muro di Berlino, racconta la storia di due amanti, uno di Berlino Est, l’altro di Berlino Ovest, che progettano di avere una figlia che si chiamerà Futura.

Un messaggio di speranza e di nascita contro la guerra che straccia i progetti, separa famiglie, dispensa morte, divide amori e allontana amicizie.

Ce lo ricorda Gianni Morandi al termine della manifestazione cantando “C’era un ragazzo che come me amava i Beatles e i The Rolling Stones”. Un inno pacifista che chiede che mai più un ragazzo come noi sia costretto a posare la chitarra per imbracciare il fucile.