#SOSColombia

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Raccontare la repressione più violenta degli ultimi anni in America Latina attraverso analisi, date e cifre potrebbe nascondere i volti dei giovani manifestanti dietro numeri che poco ci raccontano della realtà che li mette a dura prova ogni giorno.

Della portata e della forza di quanto sta accadendo in Colombia nelle ultime settimane, ci parleranno gli analisti nei prossimi giorni. Io, invece, voglio portarvi mano nella mano per le strade colombiane e presentarvi chi, in queste strade, porta e perde i propri affetti, i propri sogni e le proprie speranze.

Questo speciale racchiude le storie di molti giovani che ben rappresentano una generazione indignata, emarginata, spazientita. Una generazione cui sono state imposte responsabilità eccessive durante un’emergenza sanitaria gestita in un modo scorretto.

Le proteste colombiane hanno cento volti diversi: a Bogotà, la capitale, si sono radunati soprattutto studenti che hanno trovato nella strada un luogo per urlare il loro malcontento. A Medellín, le note dell’Orquesta Filarmónica hanno riempito le piazze addobbate con bandiere tricolori. A Cali, invece, le proteste hanno scatenato fenomeni più complessi e più violenti: gruppi giovanili controllano l’accesso ai quartieri popolari con intimidazioni, civili armati sparano a chi blocca le strade, le forze dell’ordine sparano e arrestano i civili che tornano nelle proprie abitazioni e diversi gruppi di criminalità organizzata approfittano del caos per inserirsi tra la paura dei cittadini e la diffidenza degli stessi nei confronti delle istituzioni.

C’è di fondo, quindi, un problema di rappresentanza: gruppi diversi hanno esigenze diverse. Il governo non vuole negoziare, e qualora decidesse di farlo, non saprebbe con certezza a chi rivolgersi.

Il futuro appartiene a tutti“, recita lo slogan del governo del presidente Iván Duque. Purtroppo l’agenda di governo si è concentrata sul passato, sulla modifica degli accordi di pace raggiunti nel 2016 e sulla promozione delle divisioni attraverso riforme fiscali e sanitarie, lasciando per ultimi proprio il presente e il futuro del Paese: i giovani.

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